Il continente americano. L’America Latina

Prendendo spunto da una dispensa, sintetica e al contempo esaustiva, del compagno Andrea Vento, docente di Geografia economica, e tra gli animatori del Giga (Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati) che rispecchia una visione emancipatoria e inclusiva della formazione, Rodrigo Rivas riflette sul ruolo dell'insegnante.


Il continente americano. L’America Latina

Il lavoro di cui si tratta è Andrea Vento, Il continente americano. L’America Latina, collana: le dispense formative del Giga, Giga Autoproduzioni, maggio 2023. Con un piccolo contributo per le spese di stampa è possibile ottenere la pubblicazione anche in spedizione postale scrivendo al Giga: (la redazione).

Ho sempre pensato che un bravo insegnante debba essere capace di raccontare una storia, un’equazione o un’analisi grammaticale, risvegliando nello studente la voglia di conoscerne la fine. 

E penso che si possa fare.

Le scienze sociali mi sembrano particolarmente adeguate. Ma il primo a crederci deve essere l’insegnante.

Nel caso specifico, ci deve credere fermamente da lavorare tanto per mettere giù una dispensa destinata a un paio di classi che andrebbe invece letta da chiunque si occupi del tema America Latina, con i dati economici aggiornati, specifiche schede paese con gli elementi di storia recente di ognuno, cenni alla storia regionale per identificare tratti comuni e diversità, una bella bibliografia di base…

Mi sarebbe piaciuto avere insegnanti in grado di mettere giù dispense di questa qualità. Anche se, probabilmente, dopo aver letto questa avrei concluso che il Padre Eterno ha creato l’America Latina dopo abbondanti libagioni e in preda a bruschi cambiamenti d’umore.

Esclusi coloro che lo vedono come una modalità per arrivare alla pensione, penso che ci siano due modi d’intendere l’insegnamento.

Il primo è considerarlo come il sistema di trasmissione delle conoscenze, dei problemi e delle cure, orizzontali e istituzionali, che garantisce a tutti la possibilità di venire a capo di alcuni piccoli trucchi traducibili in piccoli successi nella lotta contro l’abbandono, la solitudine, l’ubbidienza irrazionale e la morte.

Il secondo è quello reso esplicito da Friedrich von Hayek a proposito della politica e dell’economia: “un calcolo delle vite che bisogna affidare al mercato”. 

Mercato deificato e autosufficiente, che decide da sé prescindendo dai diritti, dalle assemblee, di chi vive e di chi muore.

Ordine neoliberista in cui “l’insegnamento pone una cornice giuridica il cui contenuto non è concreto ma astratto perché deve garantire l’astratta libertà negativa del singolo individuo”.

Lo scopo dell’insegnamento neoliberista non è realizzare obiettivi specifici e concreti di conoscenza validi per tutta la società (per esempio la giustizia sociale e/o le radici della ingiustizia sociale), ma garantire ai singoli studenti la sola possibilità di realizzare i loro scopi personali, il cui contenuto è determinato solo dal singolo che agisce.

Per il neoliberismo la trasformazione del diritto allo studio in difesa della possibilità della realizzazione personale che prescinde da qualsiasi tipo di visione politica positiva (“e cioè dotata di contenuto concreto”), deriva “dai limiti posti alla conoscenza umana: soltanto l’individuo può sapere cosa è bene per se stesso e in nessun caso si può sapere cosa sia un bene per una società nel suo complesso”.

Quindi, è impossibile disegnare, costruire una società ponendo degli ideali forti alla sua base. Anzi: cercarli sarebbe un atteggiamento totalitario poiché nessuno può “imporre” all’individuo un modello di società. Ergo, la libertà negativa del singolo consiste nell’assenza totale d’impedimenti nel perseguire i suoi fini individuali.

Margaret Thatcher traduce: “La società non esiste. Esistono solo gli individui”.

Più pedestremente, qualche guru in sedicesimo disquisirebbe sul merito individuale.

La prima modalità descritta è “insegnamento” in senso pieno perché coinvolge tutta la comunità nella difesa dei suoi diritti, tra cui il diritto di ognuno e di tutti alla propria fragilità e diversità.

La seconda non lo è, perché sostituisce la comunità con un dispositivo sovrano sul quale nessuna decisione collettiva può intervenire che, invece di garantire il nostro diritto ad essere fragili, rende ulteriormente fragili le nostre vite.

La scuola del professor Vento è una comunità che pensa se stessa imparando con rigore e divertimento.

La scuola neoliberista è il diplomificio dei più furbi, essendo il fregare il prossimo la prima materia da imparare.

Come canta il cubano Silvio Rodrìguez, “meno male che esistono”. Ovviamente i Vento.

 

02/06/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Rodrigo Rivas

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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