La Guerra del Kippur dell’ottobre 1973 vista attraverso le memorie di Vladimir Vinogradov

Il tradimento di Sadat e la regia americana di Kissinger, attraverso il testo di V.M. Vinogradov, Египет: от Насера к Октябрьской войне. Из архива посла


La Guerra del Kippur dell’ottobre 1973 vista attraverso le memorie di Vladimir Vinogradov

La Guerra del Kippur è passata alla storia come il drammatico tentativo di Egitto e Siria di riconquistare i territori occupati da Israele nel 1967 e rialzare il loro prestigio militare demolito dalla sconfitta della guerra dei sei giorni giugno 1967. Nondimeno, dalle memorie di Vladimir Vinogradov, ambasciatore sovietico al Cairo dal 1970 al 1974, emerge un’altra lettura: l’ambasciatore ci parla di una guerra costruita a tavolino, una "partita militare" dove la collusione tra Sadat, Kissinger e Golda Meir avrebbe trasformato il sangue versato in uno strumento diplomatico per il ritorno dell’influenza statunitense nel mondo arabo e soprattutto in Egitto con l’obiettivo di marginalizzare l’URSS in Medio Oriente.

Vinogradov ci fa sapere nelle sue memorie che l’Unione Sovietica fu messa al corrente da Sadat solo pochi giorni prima dell’inizio delle ostilità, in termini intenzionalmente vaghi, con lo scopo di disorientare il Cremlino.. L’ambasciatore riferisce:

«Sadat ci informò che avrebbe intrapreso un’azione militare se le pressioni diplomatiche non avessero sortito effetto, ma lo fece con ambiguità, e senza alcun dettaglio operativo. Non ci fu un vero coordinamento: solo dopo il primo giorno dell’attacco capimmo che il piano era già in fase avanzata.»

Questo comportamento, per un alleato formale dell’URSS, era sconcertante, specie dopo che con Nasser l’URSS si era spesa non poco per sostenere l’Egitto nella guerra d’attrito contro Israele. Secondo Vinogradov, già nel settembre 1973, Sadat aveva intrapreso una doppia politica con Washington tramite l’intermediazione di Kissinger e intanto rassicurando scaltramente Mosca per fugare ogni sospetto. .

Parlando di una guerra calcolata da parte di Sadat, ma non di una fatta per liberare i territori occupati da parte di Israele, Vinogradov non contesta l’eroismo dell’esercito egiziano, ma sottolinea che le operazioni militari furono deliberatamente limitate. Le forze egiziane, pur riuscendo ad attraversare il Canale di Suez, con una brillante operazione a merito del generale Shazli ricevettero l’ordine di non avanzare nel Sinai dopo i primi successi, pur non essendoci forze nemiche per centinaia di km. Scrive Vinogradov:

«I soldati egiziani combatterono con coraggio. Ma qualcosa non tornava. Superato il Canale, non ricevettero più ordini di proseguire. Sadat ordinò lo stallo. Era come se attendesse il momento giusto per passare all’altra fase: la trattativa politica. Non era una guerra per vincere. Era una guerra per negoziare.»

Questo “stallo” consentì a Israele di riorganizzarsi e lanciare un contrattacco devastante, che portò l’IDF fino a 100 chilometri dal Cairo. Questa manovra militare che la storia ufficiale ha dato a merito di Ariel Sharon Secondo Vinogradov, faceva invece parte del piano ordito da Kissinger, Sadat e Golda Meir per soddisfare l’opinione pubblica israeliana scossa dall’attacco a sorpresa egiziano.

In tutto ciò grande ruolo ebbero gli Stati Uniti: Il grande regista fu Henry Kissinger. Vinogradov riporta nelle sue memorie un rapporto riservato scritto a gennaio 1975 per il Ministero degli Esteri sovietico intitolato “Middle Eastern Games”, qui l’ambasciatore Vinogradov afferma:

«La guerra del 1973 non fu un’iniziativa autonoma degli arabi. Fu una partita a tre: Sadat, Kissinger e Golda Meir. Lo scopo era far rientrare gli Stati Uniti come arbitri del Medio Oriente. Sadat sacrificò volontariamente le truppe e la solidarietà araba per ottenere ciò.»

Secondo l’ambasciatore, l’elemento chiave del piano era l’umiliazione controllata della Siria e il suo smantellamento come attore militare: Damasco era stata tenuta all’oscuro dei veri scopi egiziani, questo la lasciò esposta sul fronte del Golan. Ciò spiega perché nel momento culminante della battaglia delle alture i siriani si ritirarono precipitosamente quando sembravano ad un passo dallo sfondamento. Assad aveva capito e si ritirò per salvare il suo esercito. Il tradimento di Sadat qui fallì perché a Damasco qualcosa trapelò.

Per Vinogradov, Sadat fu il responsabile di un doppio tradimento: nei confronti della causa araba e dell’alleanza con l’Unione Sovietica. L’ambasciatore lo descrive come:

«Un uomo senza visione, ma abile manovratore. Un attore, non un rivoluzionario. La sua fede nel panarabismo era una posa. L’islamismo che ostentava era scenografia. Quello che voleva davvero era diventare il leader che avrebbe portato l’Egitto nell’orbita americana.»

Le memorie riportano che già nell’autunno del 1973, Sadat parlava apertamente della necessità di rompere con Mosca e avvicinarsi a Washington. Le conclusioni di Vinogradov sono amare:

«Sadat tradì. Non solo noi, ma anche i siriani, i palestinesi e il suo stesso esercito. Fece la guerra per perderla bene e sedersi al tavolo da protagonista.»

La messa all’angolo dell’Unione Sovietica fu l’effetto più desiderato e voluto da parte dei cospiratori. Dopo la guerra, l’URSS venne progressivamente esclusa dal processo diplomatico che porterà al trattato di pace israelo-egiziano del 1979 che sarà firmato il 26 marzo 1979 a Washington, a seguito degli accordi di Camp David del 1978. Mosca di tutto questo fu spettatrice. L'Egitto fu così il primo paese arabo a firmare un accordo di pace e a riconoscere Israele. Sadat come stabilito avviò trattative segrete con gli Stati Uniti che portarono, sei anni dopo, agli Accordi di Camp David (1979), senza la presenza sovietica. Vinogradov aveva desolatamente previsto tutto:

«La nostra influenza si sarebbe dissolta. Sadat ci usò per ottenere armi, poi ci voltò le spalle. Gli americani raccolsero i frutti di una guerra in cui non avevano perso un solo uomo.»

La guerra del Kippur, tanto celebrata ogni anno in Egitto fu solamente una guerra per cambiare campo durante la guerra fredda. 

Le memorie di Vladimir Vinogradov sono uno dei documenti più lucidi e amari sulla Guerra del Kippur. Esse mostrano una guerra condotta non per la vittoria, ma per ridefinire gli equilibri geopolitici, anche a costo della solidarietà araba e delle vite di migliaia di soldati egiziani e anche israeliani e della verità storica. Secondo Vinogradov, la guerra del 1973 non fu altro che l’inizio della fine della presenza sovietica in Medio Oriente.

16/05/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Orazio Di Mauro

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