Draghi rilancia la coesione sociale

Le ultime esternazioni del premier Draghi vanno lette con estrema attenzione, il richiamo alla coesione sociale e alle politiche attive del lavoro occultano il ricorso padronale a violenze inaudite con aggressioni ai manifestanti della logistica. Le politiche cosiddette neo keynesiane non saranno sufficienti a colmare il ritardo dei paesi mediterranei della Ue.


Draghi rilancia la coesione sociale

Essere vigili sull’inflazione, rafforzare la coesione sociale e adottare politiche attive del mercato del lavoro”, sono le parole del presidente del Consiglio Mario Draghi che a mezzo stampa rassicura il popolo italiano sulle vaccinazioni e al contempo invia a lancia messaggi espliciti alle associazioni datoriali accordando a lor signori quanto da tempo avevano chiesto.

Non andrà mai in soffitta la politica di austerità che qualche economista neokeynesiano pensava morta e sepolta con la pandemia, la revisione delle politiche economiche e di bilancio era del resto solo temporanea e finalizzata alla tenuta del sistema Ue nella consapevolezza che i paesi mediterranei, e non solo loro, sarebbero stati sommersi dalla crisi.

I paesi mediterranei della Ue, ma non solo loro, se fossero stati vincolati al rispetto delle originarie regole di Maastricht, sarebbero piombati in una crisi irreversibile che avrebbe trascinato nel baratro la stessa Ue e con essa anche i paesi economicamente più forti.

Allentare le regole in materia di spesa e di indebitamento, facendo ritornare una parte dei capitali alle nazioni, era la sola strada percorribile per esorcizzare la crisi sistemica. Ma da qui a ipotizzare la fine del sistema di regole sulle quali è stata costruita l'Europa dei capitali corre grande differenza.

Il Pnrr non è stato oggetto di discussione e confronto, nelle segrete stanze governative. I rapporti di forza a favore delle associazioni datoriali hanno sancito la riscrittura del Piano e oggi Confindustria chiede tempi più celeri nei processi di transizione, lo fa ricorrendo alle solite politiche di semplificazioni che poi determinano minori controlli sugli appalti, sulle condizioni lavorative e sulle stesse gare.

I paesi della Ue sono chiamati a redigere nuove e comuni regole in materia di lavoro, welfare, ammortizzatori sociali, politiche attive. Il padronato nazionale dal canto suo deve scongiurare legislazioni troppo difformi nei paesi Ue in materia di lavoro. Se alcune nazioni applicassero tassazioni più favorevoli di altri o legislazioni neo liberiste in materia di lavoro, si creerebbero condizioni di favore per attrarre capitali e investimenti alimentando le già forti disuguaglianze esistenti.

L’Europa è divisa sulla tassazione da applicare alle aziende. Negli Usa si stanno muovendo in questa direzione e pretendono dal Vecchio continente non solo il sostegno alle politiche anticinesi ma anche aliquote simili a quelle proposte da Biden sempre nell’ottica dell’equilibrio interno alle forze imperialiste.

Aliquote, politiche attive del lavoro e sinergie tra i paesi europei su materie importanti sono pur sempre il fondamento di quelle regole comuni dalle quali dipendono gli equilibri interimperialistici.

Draghi non ha alcuna intenzione di aprire nel paese un dibattito pubblico sulle cause e le conseguenze pandemiche. Nel vecchio Continente due paesi mediterranei, Spagna e Italia, registrano il più elevato numero di contagi e decessi ma nonostante tutto le spese sanitarie non avranno l’auspicato, e necessario, incremento.

Il Pil Ue è calato di 6,1%. In Italia e in Spagna invece Pil è calato rispettivamente dell'8,9% e del 10,8%. Sui vaccini è in corso un vergognoso scontro tra multinazionali. Se guardiamo i decessi a seguito delle vaccinazioni si capisce per esempio che Moderna e Pfizer hanno forse più effetti collaterali di Astrazeneca stando ad alcuni articoli pubblicati sulla stampa nazionale. La campagna mediatica contro quest’ultima sarà forse perché costa molto meno degli altri due?

In Italia e in Spagna si prevede un aumento rispettivamente del 4,2% e del 5,9% ma non una parola viene spesa su quanti posti di lavoro andranno perduti. Non basta la classica ricetta della politica monetaria e fiscale espansiva quando si registrano incredibili profitti per alcune multinazionali e allo stesso tempo crescono le disuguaglianze economiche e sociali.

Per far crescere la domanda serve rafforzare il potere di acquisto che invece resta fermo al palo.

Mentre si continua a morire sul lavoro e l’offensiva padronale nella logistica ricorre ad armi ottocentesche come le guardie private in funzione anti sciopero, Draghi invoca la coesione sociale ammettendo che nell’anno e mezzo di pandemia la povertà nei paesi Ue è cresciuta come non mai dal dopoguerra con 3,5 milioni di nuovi poveri. Per scongiurare l’implosione del sistema capitalistico i paesi della Ue sono disposti ad allentare la cinghia dell’inflazione ma se confrontiamo i dati economici con quelli Usa comprendiamo che il sostegno degli stati nazionali europei è ben poca cosa.

 

26/06/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Federico Giusti

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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