Fragili o no, la pandemia precarizza le nostre esistenze salariate

A pochi giorni dalla conversione in legge del decreto di agosto, i contagi sono in aumento e gli ospedali riaprono le terapie intensive. Cosa succederà ai lavoratori?


Fragili o no, la pandemia precarizza le nostre esistenze salariate

Fino al 15 ottobre i lavoratori fragili, pubblici e privati, non sono licenziabili anche se avranno superato il periodo di comporto, e dal 16 ottobre fino al 31 dicembre 2020 o saranno impiegati con la modalità smart working o ricollocati in altra mansione.

 Quanti sono i lavoratori e le lavoratrici fragili? Non è dato saperlo perché manca un’anagrafe del ministero del Lavoro. Negli ultimi mesi, nelle aziende private e negli enti pubblici, si è fatto ricorso alle ferie, ai Rol, ai permessi, ai congedi (ove possibile), allo smart working per tenere lontane dai luoghi di lavoro, e da eventuali contagi, queste figure con salute cagionevole. I datori si sono così attrezzati per scongiurare cause e condanne e, dopo avere ottenuto dall’Inail normative che riducono al minimo il riconoscimento dei contagi nei luoghi di lavoro, hanno messo in sicurezza (si fa per dire) lavoratori e lavoratrici che stanno pagando di tasca loro il diritto alla salute e all’incolumità.

 Se hai un figlio di età inferiore a 14 anni, o un handicap in casa, puoi ricorrere al congedo pagato al 50% (ma il diritto alla genitorialità esiste ancora se la merce di scambio è il dimezzamento del salario?); se potevi usufruire del lavoro agile svolgevi le attività lavorative da remoto, ma se invece le mansioni erano inconciliabili con il lavoro agile avevi solo la magra certezza della conservazione del posto ma zero salario.

 Il governo corre ai ripari, ma con i soliti sistemi: la riduzione di spesa, la tutela della sostenibilità finanziaria negli Enti locali e nelle Regioni (e quindi anche nella sanità); non rivede tutti gli appalti di sanificazione e igienizzazione, non affronta la questione di come coniugare il distanziamento sociale con la produzione, non abbatte i vincoli di spesa in materia di personale, salute e sicurezza.

 In fretta e furia, e nel silenzio assenso dei sindacati complici, è scomparso l’articolo 26 del decreto Cura Italia (Dl 18/2020). Fino al 30 aprile l’assenza era giustificata ed equiparata al ricovero ospedaliero e fuori dal computo dei 180 giorni dopo i quali arrivano i licenziamenti. Il Decreto Rilancio ha poi dimenticato i lavoratori fragili e a quel punto per salvaguardare la salute si poteva stare a casa senza stipendio. Ora, con il decreto di agosto in conversione, corre l’obbligo di adibire ad altre mansioni i fragili non utilizzabili in smart. Ma non veniteci a parlare di tutele quando per mesi il diritto alla salute è stato pagato dai lavoratori e dalle lavoratrici con decurtazioni economiche di ogni tipo.

 Nei luoghi di lavoro pochi Rls (rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza) chiedono tamponi rapidi e sierologici per tutti. I datori di lavoro pubblici rispondono guardando alla magistratura contabile per la quale il contenimento della spesa di personale resta il faro guida per la gestione della PA. Nei settori privati si ricorre agli ammortizzatori sociali almeno fino a quando sarà possibile.

Il governo ha perso mesi nei quali avrebbe dovuto effettuare tamponi a tappeto, prevedere norme a reale tutela della forza lavoro. Ritardi e amnesie confermano che la salute è una variabile dipendente dai profitti nonostante oltre 36 mila morti. E nel frattempo ben venga il prolungamento dello stato di emergenza nella materiale impossibilità, a causa dei dettami europei, di rivedere tutte le normative a tutela della nostra salute e sicurezza. Il tutto in ossequio alle politiche di austerità e alle condizioni del Recovery.

16/10/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Federico Giusti

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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