Per l’unità e la lotta, con chi non piega la testa

Un operaio della Wartsila, Sasha Colautti, decide di abbandonare la FIOM della quale è stato segretario provinciale a Trieste, per aderire a USB, rinunciando al distacco sindacale per tornare in fabbrica: l’azienda lo trasferisce da Trieste a Taranto.


Per l’unità e la lotta, con chi non piega la testa Credits: clashcityworkers.org

Fino a poche settimane fa Sasha Colautti era il segretario provinciale della FIOM di Trieste. Un giovane capace, determinato e combattivo, non disposto a barattare la dignità della lotta con un posto al caldo nelle segreterie e negli uffici burocratici. Per queste sue attitudini Sasha ha maturato la decisione di abbandonare la federazione dei metalmeccanici della CGIL per aderire all'Unione Sindacale di Base rinunciando al distacco sindacale e tornando in fabbrica.

Le ragioni sono state la resa della FIOM e il proprio asservimento alla linea collaborazionista della CGIL, l'abbandono di ogni pratica concreta di lotta ma soprattutto la stipula del recente CCNL Metalmeccanico che non prevede alcun aumento salariale, sacrificato in cambio dell'introduzione di un welfare aziendale molto invasivo, che mette seriamente in dubbio la salute come diritto pubblico e universale garantito a tutti, diritto che dovrebbe essere indipendente da ceto sociale, dalla presenza o meno di un contratto di lavoro, dalla nazionalità di nascita o dell'appartenenza ad una categoria lavorativa.

Non appena rientrato in Wartsila, multinazionale finlandese che produce motori diesel in ambito navale, la direzione aziendale ha provveduto a trasferirlo dalla sede di Trieste a quella di Taranto.

È evidente l'intento discriminatorio e politico del trasferimento, ed è chiaro come questo provvedimento repressivo sia legato a doppio filo alla stretta securitaria e repressiva che il padronato italiano sta mettendo in campo ad opera del governo PD, servo diligente e solerte del capitale nazionale ed europeo.

Decreto Minniti, attacco frontale al diritto di sciopero, e provvedimenti disciplinari verso lavoratori e lavoratrici non disposti a piegare la testa, sono frutto della stessa politica, volta a piegare le ultime resistenze di classe in favore di un capitale che, strozzato da una costante crisi di sovrapproduzione e incapace di produrre nuovi profitti, si scaglia all'attacco del settore pubblico e dei diritti e del salario dei lavoratori tutti, rimaste le ultime risorse da cannibalizzare per rigenerare se stesso.

Per denunciare tutto ciò lo scorso sabato 24 giugno a Trieste si è tenuto un presidio e un corteo indetto da USB per portare solidarietà a Sasha. Un migliaio le persone presenti in piazza, con parole d'ordine molto avanzate e una determinazione che fa ben sperare per il futuro.

Settori sempre più consistenti di lavoratori si accorgono della non riformabilità della CGIL e si stanno venendo a determinare oggettivamente le premesse per ricomporre, quantomeno sindacalmente, la classe lavoratrice. Scontiamo però un livello di litigiosità e frammentazione in seno al sindacalismo di classe non più tollerabile e in alcun modo giustificabile.

Ora più che mai dobbiamo avere la determinazione di schierarci al fianco di tutti coloro disposti ad organizzarsi per resistere al tremendo attacco del capitale, pronti a sostenere le lotte, le rivendicazioni e le mobilitazioni del sindacalismo di classe lavorando trasversalmente per la sua unità.

Organizzati e uniti possiamo ancora invertire il corso della storia.

01/07/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: clashcityworkers.org

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L'Autore

Fulvio Lipari

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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