Conferenza degli scemi

Ricostruzione in tempo di guerra: paradossi, illusioni e logiche imperialiste, quando a spartirsi l’Ucraina sono gli stessi che fingono di salvarla.


Conferenza degli scemi

La conferenza di Roma per la ricostruzione dell’Ucraina – quarta tappa dopo Lugano, Londra e Berlino – svela due dinamiche parallele: da un lato l’irrazionalità della fase storica, dall’altro le vere logiche strutturali del conflitto. Sull’irrazionalità, bastano poche battute: come si può pianificare la ricostruzione di un paese in piena guerra, con fronti mobili, industrie riconvertite all’industria bellica e una Russia che domina sul campo? I numeri tradiscono il paradosso: 10 miliardi promessi per la ricostruzione contro 40 miliardi per gli armamenti.

Siamo alla farsa: gli sconfitti si credono vincitori, la "ricostruzione" si finanzia con le armi, e le conferenze per ricostruire le organizzano i perdenti. Le contraddizioni sono così lampanti che insistervi diventa persino banale. Passiamo invece al nocciolo della questione. Tra le cause strutturali di questa guerra abbiamo più volte indicato la necessità, per l’imperialismo europeo, di espandersi verso est, considerato uno sbocco "naturale" per l’estensione del proprio mercato e per la sottomissione di aree d’influenza strategiche come i Paesi dell’Europa orientale.

Questa guerra ha due contendenti:

  • La Russia, che agogna un posto al tavolo imperialista pur non avendone ancora le piene capacità – e nel contempo teme l’aggressività dell’imperialismo europeo, ben più strutturato.
  • L’imperialismo europeo, che da un decennio – in coordinamento con quello statunitense – manovrava con esercitazioni militari e pressioni economiche per incorporare l’Ucraina.

L’invasione russa è stata la risposta necessaria a questa dinamica. Una mossa che gli Stati europei hanno saputo abilmente strumentalizzare, costruendo la narrativa del "paese aggressore" (Russia) e del "paese aggredito" (Ucraina). Il casus belli russo ha così fornito la giustificazione per imporre l’"aiuto" occidentale: un aiuto che si traduce in debito e, dunque, in conquista economica. 

L’esito prevedibile? Una spartizione del territorio ucraino tra Russia ed Europa – risultato a sua volta di una contesa globale. Dentro l’Europa, intanto, è da tempo iniziata la lotta per la divisione della futura "fetta di torta" ucraina. La conferenza di Roma è esattamente questo.

La guerra per le sfere d’influenza e la loro spartizione è la quintessenza dell’imperialismo. È questa la categoria-chiave, l’unica in grado di illuminare le vere forze in gioco.

11/07/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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