Il XIX Congresso del Partito Comunista della Federazione Russa (Kommunističeskaja Partija Rossijskoj Federacii, KPRF), svoltosi dal 4 al 7 luglio a Mosca, ha rappresentato un momento fondamentale di riflessione e mobilitazione dell’avanguardia politica del paese. Con oltre 1.500 delegati in sala, 20.000 collegati in diretta streaming e il saluto ufficiale del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, il Congresso ha posto l’accento sulla necessità di porre fine alla “narrazione unipolare” dell’Occidente e di rilanciare la via socialista come unica alternativa valida per contrastare l’imperialismo neoliberista. Non a caso, il leader del partito Gennadij Zjuganov ha rimarcato il carattere storico dell’assise: “Questo è stato un evento di grande rilevanza internazionale, che ha dimostrato la solidità della nostra organizzazione e l’ampio sostegno di cui godiamo tra le masse”, ha affermato.
La Risoluzione politica approvata in chiusura dell’evento ha tracciato i contorni di un programma di lavoro destinato a diventare la stella polare dell’attività del partito negli anni a venire. L’analisi della “crisi globale del capitalismo”, così come definita nel documento, ha sottolineato come il sistema capitalistico, ormai giunto alla sua fase estrema di “globalismo”, sia responsabile di disuguaglianze sempre più profonde, di guerre tra gruppi contrapposti e di una costante erosione delle conquiste sociali. Il testo, inoltre, denuncia che “l’egemonia dell’interesse privato condanna miliardi di persone alla povertà e al nulla” e richiama esplicitamente la diagnosi leninista dell’imperialismo come “stadio supremo del capitalismo”, ormai trasformatosi nei meccanismi di mendace “globalizzazione”.
Nel delineare le sfide concrete, il documento afferma che la Russia, pur avendo sventato i tentativi delle forze ostili di isolare politicamente ed economicamente il paese, non può accontentarsi di difendersi ma deve perseguire attivamente il “rinnovamento socialista interno”. Lo stesso Gennadij Zjuganov ha insistito su questo punto: “La salda opposizione agli appetiti dei globalisti non basta, è necessario superare le élite liberiste interne che, anche dopo anni di sanzioni e difficoltà economiche, continuano a ostacolare ogni politica di vera sovranità tecnologica ed economica”, ha detto il leader dei comunisti russi.
Tra i passaggi più rilevanti della Risoluzione emergono le linee guida per il rafforzamento dell’unità ideologica e organizzativa della sinistra patriottica. A tal proposito, il Congresso ha anche ribadito che la lotta contro il neofascismo e contro ogni forma di revisionismo storico resta al centro dell’azione politica. In particolare, si è deciso di perseguire legislativamente la condanna dell’antisovietismo, equiparato dal partito a una forma di “russofobia” che mira a spaccare la coesione nazionale. Zjuganov, che dopo la fine del Congresso è intervenuto anche presso la Duma, ha richiamato l’attenzione su un recente scandalo mediatico, denunciando tentativi di revisionismo antisovietico: “Non possiamo permettere che, a ridosso delle elezioni, circolino film propagandistici che gettano discredito sul nostro passato e seminano divisioni. La verità sulla Grande Vittoria e sul ruolo del socialismo va difesa con ogni mezzo, e chi tenta di profanarla merita l’indignazione di ogni patriota”, ha affermato.
Accanto alla dura condanna delle menzogne antisovietiche, la Risoluzione del Congresso dedica ampio spazio alla difesa del modello di impresa socialista. Nel documento viene infatti rilanciato il concetto di “imprese popolari” e di gestione collettiva delle principali risorse strategiche, dalla difesa all’energia, dal sistema bancario all’industria pesante. Il partito definisce indispensabile il ritorno a un piano nazionale di investimenti e di grandi progetti infrastrutturali, ispirato all’esperienza storica del piano GOELRO (Commissione statale per l'elettrificazione della Russia) lanciato sotto la leadership di Lenin e dei successivi piani quinquennali sovietici. In questo contesto, Zjuganov ha citato con orgoglio i risultati conseguiti nell’ambito del Sovchoz Lenin, ancora oggi attivo come esempio di fiorente società socialista, dove “ogni seconda famiglia è numerosa e le strutture sociali – scuole, asili, campi estivi – testimoniano che il socialismo funzionava davvero, garantendo dignità e benessere”.
Per quanto riguarda la dimensione internazionale del Congresso, essa ha riguardato il consolidamento delle reti di cooperazione con i partiti comunisti e le forze antimperialiste di tutto il mondo. È stata inoltre valorizzata l’esperienza dei forum antifascisti di Minsk e Mosca, ai quali hanno preso parte decine di delegazioni e 164 organizzazioni da 91 Paesi. “Il socialismo – ha ricordato Zjuganov – sarà l’alternativa globale solo se sapremo unire i comunisti e i lavoratori di tutto il pianeta in un fronte comune contro ogni forma di oppressione”. A tal proposito, le relazioni con i cinque paesi socialisti – Cina, Corea del Nord, Cuba, Vietnam e Laos – sono state celebrate come esempio di “asset strategico”, fondato sulla condivisione di un metodo di sviluppo capace di coniugare progresso tecnologico, mobilitazione popolare e pianificazione nazionale.
Non è mancata, in chiusura, una riflessione sulle prospettive elettorali. La Risoluzione approvata il 5 luglio invita i comitati di base a intensificare la campagna per il “Programma della Vittoria” e a presentare nelle assemblee legislative proposte di legge ispirate ai princìpi socialisti, dalla nazionalizzazione delle risorse alle tutele per pensionati, madri e bambini. Zjuganov ha annunciato che “il pacchetto legislativo comunista”, comprendente un nuovo codice del lavoro e dell’istruzione gratuita, sarà al centro della battaglia elettorale del 2026: “Saremo implacabili nel divulgarlo, perché solo chi offre soluzioni concrete può pretendere il voto di chi oggi non ha nulla”.
In definitiva, il XIX Congresso del Partito Comunista della Federazione Russa ha rappresentato un punto di svolta nel rilancio dell’azione socialista nel paese. L’approvazione di cinque risoluzioni tematiche – fra cui il riconoscimento del ruolo storico di Stalin e la difesa di un ordine interno basato su libere elezioni – conferma la volontà di ricostruire un blocco socialmente ampio, capace di invitare a convergere non solo i militanti tradizionali, ma anche le nuove generazioni, i precari, i partigiani della difesa sovrana e del progresso tecnologico. Come ha sintetizzato Zjuganov nella sua replica finale alla Duma, “noi saremo instancabili nell’attuare il Programma della Vittoria e lo faremo con la forza degli ideali e con la determinazione di chi sa che non c’è alternativa al socialismo per assicurare giustizia, pace e dignità a milioni di lavoratori”.
In un’epoca in cui la vecchia globalizzazione mostra tutti i suoi limiti e il mondo pare avviarsi verso la crisi generalizzata del capitalismo, il Congresso di Mosca ha rilanciato un messaggio di grande importanza per le classi lavoratrici di tutto il mondo: solo attraverso la ricomposizione dei legami di classe, la militanza e una solida organizzazione di partito sarà possibile offrire al popolo russo e ai popoli di tutto il mondo un piano di sviluppo credibile e una rotta che conduca verso il traguardo della giustizia sociale.