30 aprile 1975: il Vietnam festeggia i 45 anni dalla riunificazione

Insieme alla festa dell'indipendenza del 2 settembre, la festa della liberazione del 30 aprile rappresenta la festa nazionale più importante in Vietnam.


30 aprile 1975: il Vietnam festeggia i 45 anni dalla riunificazione Credits: Parata per la festa della liberazione nel 2015 - VNA/VNS Photo Thanh Vu

Il 30 aprile 1975, le truppe dell'Esercito Popolare Vietnamita (l'esercito regolare del Vietnam del Nord) e delle Forze Armate Popolari di Liberazione (i cosiddetti Việt Cộng) entravano nella città di Sài Gòn, nell'evento che viene ricordato dai vietnamiti come la liberazione di Sài Gòn, mentre la stampa occidentale e soprattutto statunitense ha spesso preferito la definizione di “caduta di Sài Gòn”. In seguito, la città sarebbe stata ribattezzata in onore del presidente Hồ Chí Minh, scomparso nel 1969.

In quel 30 aprile, il Paese raggiunse finalmente l'unificazione nazionale, ed inoltre quel momento rappresentò la fine di circa trentacinque anni di guerra quasi ininterrotta, nei quali i vietnamiti furono costretti a far fronte contro tre degli eserciti più potenti del mondo: dapprima quello giapponese, nel corso della seconda guerra mondiale; poi quello dei colonizzatori francesi, fino al 1954; ed infine quello degli imperialisti statunitensi. Ciò spiega l'importanza attribuita a questa data dal governo e dalla popolazione del Paese.

In realtà, le sorti della guerra erano già segnate da tempo, tanto che il presidente Richard Nixon aveva iniziato la cosiddetta vietnamizzazione della guerra, disimpegnando l'esercito statunitense e lasciando la gestione delle operazioni militari al governo fantoccio del Vietnam del Sud (ufficialmente Repubblica del Vietnam). Tra il 29 ed il 30 aprile, l'operazione Frequent Wind permise l'evacuazione di oltre settemila persone dalla città di Sài Gòn, ovvero quasi tutti i cittadini statunitensi presenti, compreso l'intero personale dell'ambasciata, e diversi vietnamiti collaborazionisti con il governo della Repubblica del Vietnam.

Le truppe dell'esercito del Vietnam del Nord e dei Việt Cộng stavano infatti circondando la città da tempo. Il 29 aprile, Sài Gòn era stata pesantemente bombardata dalle truppe del generale Văn Tiến Dũng. La mattina del 30 aprile, il Politburo del Partito Comunista ordinò al generale Dũng di sferrare l'attacco finale. La 324ma divisione dell'Esercito Popolare Vietnamita fu la prima ad entrare in città. L'Esercito della Repubblica del Vietnam tentò di resistere, arroccandosi presso l'aeroporto militare di Tân Sơn Nhứt, da dove gli ultimi elicotteri dell'operazione Frequent Wind stavano prendendo il volo.

Alle ore 10:00 del 30 aprile, sei carri armati dell'Esercito Popolare Vietnamita sferrarono l'attacco decisivo alla base aerea. Nonostante tre di questi fossero stati messi fuori combattimento, alle ore 10:24 il presidente del Vietnam del Sud, Dương Văn Minh, annunciò la resa incondizionata, ordinando al proprio esercito di cessare immediatamente le ostilità. Minh, che era entrato in carica solo due giorni prima in seguito alle dimissioni ed alla fuga verso Taiwan di Nguyễn Văn Thiệu, inviò un comunicato al governo del Vietnam del Nord ed al Partito Comunista, guidato dal segretario Lê Duẩn, nel quale prometteva di organizzare “una cerimonia di trasferimento ordinato del potere, in modo da evitare qualsiasi spargimento di sangue inutile nella popolazione”.

Alle ore 11:30, dopo una telefonata tra Dương Văn Minh ed il maggiore Phạm Châu Tài, l'Esercito Popolare Vietnamita entrò nella base aerea di Tân Sơn Nhứt. Dall'altro lato della città, l'esercito del Vietnam del Nord attraversò il ponte di Newport (oggi ponte Sài Gòn). Le truppe del colonnello Bùi Tín raggiunsero il centro della città ed entrarono nel Palazzo dell'Indipendenza, la residenza presidenziale di Dương Văn Minh. Il presidente del Vietnam del Sud e trenta dei suoi più stretti collaboratori si fecero trovare seduti su delle sedie poste sulla gradinata principale del palazzo.

Minh disse al colonnello Tín: “Vi stavamo aspettando per cedervi il controllo del governo”. Il colonnello Tín gli rispose: “La questione del trasferimento del potere non si pone. Il tuo potere è stato sgretolato. Non puoi rinunciare a qualcosa che non possiedi”. Nel pomeriggio, Minh annunciò via radio: “Dichiaro il governo di Saigon completamente sciolto a tutti i livelli”. Le autorità del governo comunista decisero di lasciare Minh vivere liberamente la propria vita privata, ma questi dovette impegnarsi a non occuparsi più di affari politici. Nel 1983, emigrò in Francia e successivamente si recò negli Stati Uniti, dove morì il 5 agosto 2001. Il Palazzo dell'Indipendenza è invece stato trasformato in un museo.

Il 2 luglio del 1976, oltre un anno dopo la guerra, il governo vietnamita annunciò ufficialmente la nascita della Repubblica Socialista del Vietnam, come risultato della riunificazione tra la Repubblica Democratica del Vietnam (Vietnam del Nord) e la Repubblica del Vietnam (Vietnam del Sud).

L'evento della liberazione di Sài Gòn vide l'Italia in una posizione privilegiata grazie al racconto ed alla presenza in loco di Tiziano Terzani, uno dei pochi giornalisti occidentali che assistette all'accadimento. Terzani restò nel Paese per altri tre mesi dopo la vittoria delle forze del Vietnam del Nord.

“E quando vidi i primi carri armati entrare nella città, e la prima camionetta carica di ribelli, di vietcong, venire giù per rue Catinat con loro che urlavano Giai Phong! Liberazione! per me era la Storia. Piansi. Non soltanto all'idea che la guerra era finita, ma perché sentivo la Storia. Quella era la Storia” (Tiziano Terzani, La fine è il mio inizio, 2006).

03/05/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: Parata per la festa della liberazione nel 2015 - VNA/VNS Photo Thanh Vu

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L'Autore

Giulio Chinappi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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