Budget. “Una rivoluzione copernicana” contro i poveri.

L’Assemblea nazionale ha discusso degli orientamenti del budget del governo, che preparano “l’arricchimento dei più ricchi e l’impoverimento dei più poveri” secondo i deputati comunisti e della France insoumise (Mélenchon).


Budget. “Una rivoluzione copernicana” contro i poveri. Credits: https://www.humanite.fr/budget-une-revolution-copernicienne-contre-les-pauvres-639157

Aurélien Soucheyre e Olfa Ayed -Venerdì, 21 luglio 2017- L'Humanité
traduzione Laura Nanni

Il governo si è degnato di spiegarsi giovedì davanti all’Assemblea sugli orientamenti budgettari futuri. Era atteso, dopo una lunga cacofonia e degli annunci contraddittori, il discorso di politica generale del primo ministro Édouard Philippe. Senza sorprese, l’esecutivo ha difeso una sacra cura di austerità, con un prelievo di 4,5 miliardi d’euro nel 2017, per passare sotto la barra dei 3 % di deficit pubblico nel 2017. Nell’immediato, il ministro dell’Azione e dei Conti pubblici, Gérald Darmanin, ha confermato una riduzione di 268 milioni di euro per Bercy (quartiere molto popolato che si sviluppa lungo la Senna), di 282 per gli Affari esteri, di 260 ai Trasporti, di 526 agli Interni, di 160 per la Giustizia, di 331 per la Ricerca, di 75 per l’Educazione nazionale a qualche mese dal ritorno a scuola, di 50 per la Cultura e di 850 per la Difesa, cosa che ha portato mercoledì alle clamorose dimissioni del capo dello stato maggiore dell’esercito, Pierre de Villiers.

Non avaro il regalo al privato

Tra le altre gioie collettive, la purga di 18 miliardi di euro prevista per il 2018 figurava bene ­nel rapporto trasmesso, senza dimenticare l’aumento della Contribuzione Sociale Generale, la soppressione dell’80% della tassa d’abitazione, e la diminuzione di 13 miliardi del budget delle collettività territoriali nel corso di cinque anni. “Troppa spesa pubblica, dunque troppe imposte. Troppo deficit, dunque troppo debito. Tutto è legato alla riduzione della spesa pubblica”, ha argomentato Gérald Darmanin, che raccomanda una “rivoluzione copernicana”, il saper “far meglio con meno”, annullando l’idea secondo la quale “più spesa pubblica, significa più servizi”. Amen. Il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, sulla scia, anche lui, ha suonato lo zufolo stimando che il “record” di spesa pubblica in Francia non impedisce di avere una disoccupazione record, prima di riciclare il vecchio armamentario della destra sull’ assistenzialismo: “Troppi Francesi dicono:”Ma in fondo, se rimanessi a vivere della redistribuzione, vivrei meglio”. “Non c’è futuro per una nazione che vive nella svalutazione del lavoro.”

Non avaro il regalo al privato, in compenso, il ministro ha difeso anche la cessione di 10 miliardi di euro di attivo dello Stato al fine di “finanziare l’innovazione”, prima di annunciare alla rinfusa la perennizzazione del CICE (credito d’imposta per la competitività e l’impiego, consistente in vantaggi fiscali alle imprese con salariati) in esenzione dei contributi patronali nel 2019, e la soppressione dal 2018 dei contributi per malattia e disoccupazione. L’imposta di solidarietà sulla ricchezza, che “scoraggia”, sarà rimpiazzata da un’imposta minore sui beni immobili. Ma, è stato promesso, “la diminuzione delle imposte permetterà a tutti i Francesi di beneficiare degli sforzi realizzati”.

Nel pieno dei fatti presenti verso i più ricchi, nel pieno dell’attacco fatto ai più deboli con l’aumento della CSG, Gérald Darmanin ha osato affermare in seguito che “aumentare il sussidio per i disabili e il minimo per la vecchiaia di 100 euro per mese, non è una politica per i ricchi”. O come offrire qualche briciola per mascherare un banchetto… Di fronte alle critiche dei deputati “i Repubblicani”, G.D., in una battuta rivelatrice, ha ribattuto che dimenticavano davvero presto il programma di François Fillon.

Dell’ingiustizia fiscale”

Davanti a questi vertici di ultraliberismo, il deputato PCF Fabien Roussel ha risposto con fermezza: “Questa è ingiustizia fiscale bella e buona”, ha esclamato, denunciando “i regali per i più agiati, le spese pubbliche a dieta stretta e una sottomissione cieca al diktat europeo del debito”. Contrario a “l’insopportabile finanziarizzazione dell’economia, sempre più separata dalla vita e dai bisogni reali”, ha spezzato il mito secondo il quale il paese vive al di sopra dei suoi mezzi, ricordando che il PIB (pil) cresce senza tregua, e che “le 500 più grandi ricchezze sono aumentate in questi ultimi vent’anni 4 volte più velocemente che il PIB! Tra il 1996 e il 2016, la loro ricchezza è passata da 80 miliardi di euro a 570 miliardi! Rappresentano ora il 26% del nostro PIB, contro il 6% precedente. E voi volete sopprimere l’ISF(imposta di solidarietà sulla ricchezza)?”.

Éric Coquerel, individuando per la France insoumise “la truffa” di un aumento del salario netto dal momento che il governo va “a prendere nella tasca dei salariati la parte del loro salario sociale”, ha concluso stimando che in realtà “la nobiltà di soldi diviene una nuova nobiltà di sangue”, e che il governo indebolisce lo Stato e le imposte “unicamente per arricchire i più ricchi”.

La sicurezza sociale, dieta a secco

Le amministrazioni di sicurezza sociale, già duramente indebolite da François Hollande, dovranno oramai “partecipare allo sforzo economico in una proporzione prossima a quella del loro livello nelle spese pubbliche, dell’ordine del 40 %, e dovranno iscriversi in una traiettoria di ritorno in equilibrio all’orizzonte del 2020”, indica il rapporto preparatorio al dibattito d’orientamento budgettario trasmesso ai deputati.

29/07/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: https://www.humanite.fr/budget-une-revolution-copernicienne-contre-les-pauvres-639157

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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