Khamenei sarà ucciso?

Israele ha aggredito l’Iran, provocandone la risposta militare, con l’obiettivo dichiarato di distruggere il suo programma nucleare. Netanyahu ha anche dichiarato esplicitamente la volontà di un cambio di regime, con l’uccisione di Khamenei.


Khamenei sarà ucciso? Credits: https://www.leader.ir/media/album/original/69/62/46962_424.jpg

Venerdì 13 giugno. Israele ha lanciato un attacco all’Iran bloccando a quanto è stato reso noto, forse, il suo programma nucleare e uccidendo alcuni vertici militari. Sull’operazione sono state registrate condanne nette da parte dell’Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi e Turchia. Questi stati hanno dichiarato che Israele ha messo in atto una pericolosa escalation, la quale minaccia di far esplodere un conflitto molto più ampio. È chiaro quindi che si sta cercando di raggiungere l’obiettivo del governo estremista di Netanyahu di trascinare l’Iran in uno scontro aperto su false motivazioni. 

L’operazione al momento sembra conclusa con un cessate il fuoco, che non si sa quanto durerà in quanto le ragioni del conflitto sono ancora presenti. 

Il conflitto al momento si presenta senza una prospettiva di soluzione ed è chiaro che si è aperta una nuova fase bellica tra Israele e l’Iran, il quale sta ritmando una guerra regionale ma che potrebbe coinvolgere tutto il Medio Oriente e anche oltre. L’attacco di Israele è iniziato poco dopo che l’Iran aveva dichiarato che avrebbe intensificato le sue attività nucleari per l'approvazione di una Risoluzione da parte dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (acronimo AIEA [1]), in cui si affermava che l’Iran non aveva rispettato il Trattato di non proliferazione nucleare come avrebbero riferito alti funzionari statunitensi alla CNN [2]. Ci sono stati commenti non univoci sul fatto che il Consiglio dei governatori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) abbia adottata questa Risoluzione, il testo approvato il 12 giugno però non è disponibile liberamente in Rete e la Russia, la Cina e il Burkina Faso hanno votato contro. Con questa Risoluzione si condanna l'Iran per il mancato rispetto dei suoi obblighi nucleari anche se Teheran ha risposto che non è vero e che aumenterà le attività di arricchimento dell'uranio ma per programmi civili [3].

Come è noto, però, c’è da tenere in conto che l’8 maggio del 2018 gli Stati Uniti, sotto la presidenza di Donald Trump, su richiesta di Israele annunciarono unilateralmente l'uscita dall’Accordo sul nucleare, sottoscritto con l’Iran sotto l’amministrazione Obama, e decise nel contempo vari pacchetti di sanzioni economiche contro l’Iran per farle cessare le attività nucleari. Al momento non si comprende il perché, se gli Stati Uniti sono usciti da questo accordo, poi l’Iran dovrebbe invece rispettare tale accordo, ma l’arbitro internazionale dovrebbe invece essere Trump che il 22 giugno è entrato nel conflitto attaccando 3 siti nucleari iraniani.

L’interrogativo della fine del conflitto al momento è senza risposta, ma c’è un tema che non è stato approfondito molto dai media sebbene sia fondamentale che riguarda come l'uranio da semplice minerale può diventare un combustibile energetico ma anche un’arma micidiale [4], cioè una bomba atomica. In Iran, come è stato diffuso dai media, c’è l’impianto di Fordow che si sviluppa sottoterra ed è un sito di attività nucleari che si trova a trenta chilometri a nord-est della città di Qom, mentre fino ad ora Israele è riuscita a colpire soltanto aree in superficie e alcune strutture esterne. Nonostante le difficoltà evidenti, Fordow è stato un beraglio. Questo non è un impianto qualsiasi, in quanto è il simbolo della volontà della potenza iraniana di dotarsi di una capacità nucleare ad alto livello e non è da escludere che possa avvicinarsi alla realizzazione della bomba atomica [5] anche se al momento non ci sono conferme documentate. Inoltre è da rilevare che il direttore dell'AIEA, Rafael Grossi, recentemente ha dichiarato: “Siamo giunti alla conclusione che non possiamo affermare che al momento in Iran ci sia uno sforzo sistematico per produrre un'arma nucleare” [6]. I raid di Israele hanno colpito e messo fuori uso soltanto gli impianti nucleari di Natanz e Tabriz, per i siti di Fordow, Tanaz ed Esfahan al momento non si hanno conferme. Infatti Fordow e Esfahan sono stati colpiti dagli Stati Uniti, usando per Fordow bombe adatte a colpire in profondità. Le zone residenziali di Teheran, invece, sono state tra le più colpite con numerose vittime e feriti, ma i dati sono incompleti.

L’operazione israeliana è stata denominata “Leone crescente”, il nome trae ispirazione da due versetti della Bibbia, Libro dei Numeri (23-24): “un popolo si alza come leonessa e si drizza come leone; non si coricherà finché non abbia divorato la preda e bevuto il sangue delle vittime” [7]. Si tratta di una immagine idealizzante che nella tradizione ebraica rappresenta la capacità del popolo di Israele di rialzarsi e combattere senza arrendersi. L’operazione israeliana è stata condotta con 200 aerei da combattimento guidati da informazioni precise da parte della direzione dell'intelligence che hanno colpito oltre 100 obiettivi in tutto l'Iran, compresi i nascondigli di alti agenti della leadership militare iraniana [8]. 

In questo conflitto si registra una svolta nelle dichiarazioni di Netanyahu perché Ali Khamenei, il leader supremo dell’Iran, è stato minacciato di morte. Come ha dichiarato Netanyahu con la sua morte si avrebbe la fine del conflitto. Khamenei avrebbe trasmesso temporaneamente alcuni suoi poteri esecutivi al Consiglio supremo dei Guardiani della Rivoluzione, i cosiddetti pasdaran, ed ha indicato 3 successori in caso venisse ucciso.

L’operazione israeliana sull’Iran ha interessato anche i G7, al di là dei comunicati ufficiali al termine degli incontri la Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha tenuto una conferenza stampa nella quale ha dichiarato: “Siamo consapevoli del fatto che la principale fonte di instabilità nella regione è stata proprio l’Iran. Siamo tutti d’accordo sul fatto che non possa esserci un Iran che si dota dell’arma nucleare. Chiaramente, di fronte a una minaccia che è reale - voi avete visto gli ultimi rapporti dell’AIEA - siamo d’accordo sul fatto che Israele abbia il diritto di difendersi, ma l’obiettivo al quale tutti lavoriamo è arrivare a negoziazioni che consentano davvero di impedire che l’Iran diventi una potenza nucleare”. Naturalmente, Giorgia Meloni ha ignorato le dichiarazioni del direttore dell'AIEA, Rafael Grossi, che non ha detto che l’Iran stia costruendo una bomba atomica (la fonte, al riguardo, è nella nota 5) per azioni diplomatiche concrete almeno non sono in programma. Il Vertice dei G7 a Kananskis, località sulle montagne del Canada nella provincia dell’Alberta, ha approfondito la guerra in corso tra Israele e Iran, che è stato uno degli argomenti principali in discussione, ma Israele non è stata condannata per il suo attacco unilaterale all’Iran nella mattina del 13 giugno. I media hanno messo in evidenza che al centro dei colloqui c’è stata la situazione della Striscia di Gaza e dell’Ucraina oltre alla sicurezza globale e la protezione delle comunità, la transizione energetica, la diversificazione e l’innovazione tecnologica e lo sviluppo economico equo nonché la lotta alla repressione transnazionale e al traffico di esseri umani e al narcotraffico. Il summit dei Grandi della Terra si è articolato in sette sessioni di lavoro, alcune delle quali aperte anche a leader e attori internazionali, tra cui il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e il segretario generale della Nato, Mark Rutte, però, in concreto, per questo nuovo conflitto tra Israele e Iran proposte non ce ne sono state. Sia Trump sia Netanyahu gestiscono il conflitto e non è esclusa anche in futuro una possibile invasione dell’Iran, al riguardo già tre portaerei statunitense sono state posizionate nell’area oltre ai raid Usa già effettuati.

In conclusione, l’interrogativo che Khamenei potrebbe essere ucciso è di per sé una cosa orrenda, ma è un qualcosa di più di un'ipotesi e non è per niente astratta, ma concreta. Ovviamente sia gli Stati Uniti e sia Israele non hanno valutato che una possibile uccisione del leader massimo dell’Iran non distruggerà l’attuale quadro politico dell’Iran, perché non esiste al momento un’opposizione costituita, sia filooccidentale sia filo-israelita, anche se a causa, soprattutto, delle sanzioni Usa c’è un ragguardevole livello di crisi economica, strisciante tanto generale quanto alquanto critica in alcuni settori che genera malcontento progressivo tra la popolazione; tuttavia che con questa delineazione del quadro politico ed economico iraniano si potrebbero avere dei capovolgimenti di regime ce ne corre. Netanyahu, senza un’analisi della situazione in Iran, ha invitato gli iraniani a ribellarsi a Khamenei. I suoi messaggi  sono stati fino ad oggi al centro delle dichiarazioni sullo stato del conflitto e sono stati sempre ottimamente raccolti e ben diffusi dai media internazionali. Nella pratica bellica Israele, mentre sta seminando ogni giorno morte lungo la striscia di Gaza contro Hamas, ha aperto questo nuovo fronte di guerra ben sostenuto dagli Usa. Tanto che dal 22 giugno Trump ufficialmente gestisce il conflitto, anche se aveva fatto finta di prendere le distanze sebbene abbia sempre gestito la regia delle operazioni degli attacchi all’Iran. Gli obiettivi strategici è chiaro che non sono quelli conclamati, ovvero che l’Iran potrebbe avere o non avere la bomba atomica, ma si tratta di appropriarsi delle materie prime dell’Iran, come il petrolio, e di eliminare un importante attore indipendente, alleato di Cina e Russia, in un punto chiave dello scacchiere mediorientale. Questi sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Quindi si tratta di una guerra di conquista ben rilanciata con le false ragioni che l’Iran stia lavorando per avere la bomba atomica per ingannare l’opinione pubblica mondiale. Intanto senza scrupoli si fanno distruzioni di opere civili e si contano purtroppo i morti.

Come finirà questo conflitto? È difficile dirlo perché la situazione è tutt’ora aperta mentre la diplomazia è ferma nonostante il cessate il fuoco. Non per caso l’offerta di mediazione di Putin non solo è stata snobbata in sé dall’Ue e dai paesi del G7, ma è stata rifiutata e da non prendere in considerazione facendo finta di non sapere che le relazioni tra Iran e Russia sono ottime, e quelle con Israele sono buone. Al momento non è da escludere che il conflitto potrebbe riprendere e allargarsi ed è chiaro che anche la Nato, la Russia e la Cina potrebbero essere interessate e quindi anche l’Occidente potrebbe essere coinvolto. 

Vedremo se i ministri degli Esteri dell’Unione europea valuteranno se e come sanzionare Israele per la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza. Al riguardo si era discusso per una sospensione dei rapporti con Israele, ma l’attacco all’Iran ha fatto decollare una nuova incertezza tanto che ormai, Netanyahu, che è stato condannato dalla Corte Penale Internazionale dell’Aia con un mandato di arresto e con il respingimento dei ricorsi presentati da Israele, non interessa più a nessuno. Piuttosto si è rilanciato che Israele ha il diritto di difendersi nonostante sia stato l’aggressore dell’Iran. 

Note:

[1] In inglese International Atomic Energy Agency, acronimo IAEA.

[2] Israel hits Iran’s nuclear program and military leadership in unprecedented strikes, CNN, 13 giugno 2025.

[3] Iran: risoluzione AIEA, Teheran non rispetta obblighi sul nucleare, TvSvizzera, 12 giugno 2025.

[4] Quando l'uranio diventa arma, RAI News, 16 giugno 2025.

[5] Fordow. L’inespugnabile sito nucleare in cui l’Iran arricchisce l’uranio, Linkiesta, 17 giugno 2025.

[6] Aiea, “mai detto che Iran sta costruendo un'arma nucleare”, Ansa, 18 giungo 2025.  

[7] Israele e l’operazione "Leone Nascente": quando la Bibbia diventa strategia, Tommaso Mazzotta, Treccani, 16 giugno 2025.

[8] Israele attacca l’Iran con 200 aerei da combattimento. Ecco l’illustrazione dell’IDF sul blitz, AGI, 13 giugno 2025. 

27/06/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Felice di Maro

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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