La sinistra comunista e il conflitto in Ucraina

Anche la sinistra comunista appare quanto mai variegata, divisa e addirittura contrapposta al proprio interno sul giudizio e la posizione da assumere rispetto ai tragici eventi del conflitto ucraino. Nelle più significative analisi di cui daremo conto e brevemente discuteremo appare generalmente un’analisi per certi aspetti acuta, per altri unilaterale.


La sinistra comunista e il conflitto in Ucraina Credits: https://www.dire.it/25-02-2023/876928-video-storico-americano-racconto-verita-nato-ucraina-rischiamo-una-guerra-nucleare/

 

Anche le posizioni della sinistra e dell’estrema sinistra comunista, sul conflitto in Ucraina, sono variegate. Una parte dei trotzkisti, “bordighisti” e maoisti sostengono che l’imperialismo russo è l’aggressore e, quindi, bisogna sostenere la legittima difesa del popolo ucraino. Queste posizioni finiscono paradossalmente per corrispondere alla posizione del loro imperialismo sia nazionale, che continentale che occidentale. Altre componenti del variegato panorama delle formazioni di ispirazione trotzkista e bordighista sostengono la tesi tradizionale, classica, della necessità di rovesciare la guerra imperialista in una guerra civile rivoluzionaria. Tesi in astratto inoppugnabile, ma che andrebbe comunque tradotta nell’analisi specifica della situazione specifica, per non essere unilaterale e poco dialettica.

Peraltro anche all’interno delle forze di ispirazione maoista si sono sviluppate posizioni non solo fra loro differenti ma, addirittura, opposte. C’è, infatti, chi sostiene a spada tratta la resistenza degli ucraini alla aggressione imperialista russa e chi, di fatto, si schiera a sostegno della Russia. Nel panorama italiano queste tesi contrapposte possono essere esemplificate dalla critica dei Carc al Pmli: “«Sostegno alla resistenza ucraina contro l’imperialismo russo»” è la posizione del PMLI, che si definisce non solo marxista-leninista ma anche maoista. È la stessa posizione sostenuta da partiti e organizzazioni che fanno ideologicamente riferimento al trotzkismo e alla “quarta Internazionale” (PCL, PdAC) o al bordighismo e da alcuni settori anarchici.
I sostenitori di questa posizione condividono con la sinistra borghese l’idea che attualmente esistono due imperialismi uguali e contrapposti (l’imperialismo USA e quello della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese), ma fanno un passo in più: di fatto, al di là delle intenzioni, si schierano al fianco dell’imperialismo USA-NATO. Scimmiottano Lenin (L’imperialismo, fase suprema del capitalismo), quando si dichiarano «contro la guerra imperialista» e «per il diritto dei popoli all’autodeterminazione» (anche se la NATO non sembra curarsene poi tanto dell’autodeterminazione dei popoli), ma dimenticano l’indicazione dello stesso Lenin che «la dimostrazione del vero carattere sociale o più esattamente classista della guerra non è contenuta, naturalmente, nella storia diplomatica della medesima, ma nell’analisi della situazione obiettiva delle classi dirigenti in tutti i paesi belligeranti. Per rappresentare la situazione obiettiva non vale citare esempi e addurre dati isolati (i fenomeni della vita sociale sono talmente complessi che si può sempre mettere insieme un bel fascio di esempi e di dati a sostegno di qualsivoglia tesi), ma prendere il complesso dei dati relativi alle basi della vita economica di tutti gli Stati belligeranti e di tutto il mondo» (L’imperialismo, fase suprema del capitalismo, giugno 1916, in Opere, Editori Riuniti – vol. 22) e che “la sostanza stessa, l’anima viva del marxismo è l’analisi concreta della situazione concreta” (Comunismo, giugno 1920, in Opere, Editori Riuniti – vol. 31). E finiscono col portare acqua al mulino della classe dominante. Le argomentazioni che usano per sostenere la loro posizione cadono nel grottesco: in particolare il PMLI definisce la Federazione Russa un «impero zarista nazista» e dipinge i battaglioni dei mercenari nazisti e l’esercito ucraino come fosse un esercito popolare di liberazione, esattamente come fanno i promotori della partecipazione del nostro paese alla guerra degli imperialisti USA-NATO e della propaganda di guerra, che il PMLI afferma di voler combattere. Bisogna essere chiari: le posizioni di questi partiti e organizzazioni sono un errore grave e grossolano oppure sono collaborazionismo, consapevole e subdolo, con la borghesia imperialista.
Siamo convinti che laddove si tratta di un errore, grazie al dibattito franco e aperto i compagni che lo hanno compiuto sapranno correggersi usando il metodo della critica, dell’autocritica e della trasformazione. Anziché ripetere nella situazione di oggi l’analisi fatta da Lenin del concreto corso delle cose di un secolo fa e gridare alla «guerra imperialista» come se quella in corso in Ucraina fosse una guerra tra potenze imperialiste per spartirsi il mondo, bisogna usare gli insegnamenti di Lenin per comprendere il senso del conflitto in Ucraina, il corso delle cose di cui è espressione e tracciare una linea d’azione conseguente.– La Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese non sono paesi imperialisti al pari degli USA, della Germania, della Francia, dell’Italia, ecc.
L’imperialismo di cui tratta Lenin non è una politica estera aggressiva e guerrafondaia, ma è una fase nuova in cui è entrato il capitalismo all’incirca all’inizio del secolo scorso. Lenin ne indicò nel 1916 le cinque principali caratteristiche economiche (1. il prevalere del monopolio sulla concorrenza, 2. il prevalere dell’esportazione di capitale sull’esportazione di merci, 3. la fusione del capitale bancario con il capitale industriale con la formazione del capitale finanziario, 4. la spartizione del mondo tra associazioni monopoliste internazionali di capitalisti, 5. l’avvenuta ripartizione della terra tra grandi potenze capitaliste) e la definì l’epoca del «capitalismo morente» e della rivoluzione socialista. Nello stesso opuscolo Lenin spiegò chiaramente che «l’imperialismo sorse dall’evoluzione e in diretta continuazione delle caratteristiche fondamentali del capitalismo in generale. Ma il capitalismo divenne imperialismo capitalista soltanto a un determinato e assai alto grado del suo sviluppo, quando alcune caratteristiche fondamentali del capitalismo cominciarono a trasformarsi nel loro opposto, quando le caratteristiche dell’epoca di transizione dal capitalismo a un più elevato ordinamento economico e sociale si affermarono e si rivelarono in ogni ambito». Successivamente, criticando le tesi di Bukharin secondo il quale l’imperialismo era un nuovo modo di produzione succeduto al capitalismo, specificò che “l’imperialismo puro senza il fondamento del capitalismo, non è mai esistito, non esiste in nessun luogo e non potrà mai esistere. Si è generalizzato in modo errato tutto ciò che è stato detto sui consorzi, i cartelli, i trust, il capitalismo finanziario, quando si è voluto presentare quest’ultimo come se non poggiasse affatto sulle basi del vecchio capitalismo. (…) L’imperialismo e il capitale finanziario sono una sovrastruttura del vecchio capitalismo. Se se ne demolisce la cima, apparirà il vecchio capitalismo. Sostenere che esiste un imperialismo integrale senza il vecchio capitalismo, significa prendere i propri desideri per realtà» (Rapporto sul programma del partito, marzo 1919, in Opere, Editori Riunitivol. 29). (…) Con il gruppo politico capeggiato da Putin la FR è diventata uno Stato che pratica una politica nazionale e internazionale relativamente indipendente dagli USA e dalla Comunità Internazionale (CI) dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei e si è inserito con una relativa autonomia anche 1. nella resistenza degli Stati (Iran, Siria, Palestina e un numero crescente di Stati sudamericani e africani) renitenti al libero saccheggio da parte dei gruppi imperialisti della CI e 2. nello scontro tra gli USA e la Repubblica Popolare Cinese, un paese che a sua volta si trova nella seconda delle tre fasi dei primi paesi socialisti, in un momento in cui la lotta tra le due classi, le due vie e le due linee per forza di cose avrà una svolta che determinerà il futuro della RPC e il suo ruolo nella storia”.

La posizione dei Carc, efficace nella critica alle linee meno condivisibili della galassia comunista sulla guerra in corso, finisce per cadere nell’errore opposto, cioè con il considerare i paesi ex socialisti come nazioni in cui sarebbe in corso uno scontro decisivo fra chi vuole andare nella direzione dell’imperialismo e chi tornare al socialismo. Purtroppo, questa interpretazione non ha basi reali, visto che generalmente nei paesi ex socialisti da tempo si sono affermate forze anticomuniste.

All’interno del campo trotzkista, oltre alle posizioni più schematiche e unilaterali già ricordate, si distinguono, limitandoci al panorama italiano, in parte Sinistra anticapitalista che sostiene: “è sempre più serio il rischio che l’aggressione di Putin all’Ucraina si trasformi in un confronto diretto tra Russia e NATO, che potrebbe a sua volta sfociare in una guerra nucleare, chimica e batteriologica, quella che i militari di entrambe le parti stanno preparando da decenni. È evidente che di fronte all’aggressione russa, le popolazioni ucraine hanno il diritto di difendersi. La solidarietà va sempre data agli oppressi, così come andrebbe data al popolo palestinese, al popolo curdo e a tutte le popolazioni a cui viene negato il diritto all’autodeterminazione. Nell’attuale fase storica, tuttavia, mentre lo scontro tra le diverse potenze imperialiste si fa sempre più acuto mettendo a rischio la stessa esistenza del pianeta, occorre più che mai mantenere un punto di vista autonomo e di classe rispetto ai diversi governi borghesi che hanno a cuore i loro interessi e non di certo le vite delle popolazioni e combattere un modo di produzione capitalistico che porta inesorabilmente alla nascita di tanti dottor Stranamore (…). È chiaro che per fermare l’ondata militarista che imperversa in Italia e in Europa è sempre più urgente una mobilitazione contro la guerra, contro l’escalation militare, per il ritiro delle truppe russe dall’Ucraina, contro l’aumento delle spese militari e per l’avvio di seri negoziati di pace.”

Tale posizione, al di là di aspetti condivisibili, corre il rischio di considerare il nemico principale da battere il nemico del proprio imperialismo. Mentre non sembra in grado di dar conto delle contraddizioni presenti nel fronte ucraino e come in esso sembrano prevalere le forze disposte a farsi strumentalizzare dalla Nato.

Infine abbiamo la posizione di Sinistra classe e rivoluzione (Scr) che paradossalmente sembra per molti versi analoga a quella stalinista di sinistra, che rischia di fare troppe concessioni all’opportunismo di sinistra: “questa guerra è un conflitto che vede contrapporsi due schieramenti ugualmente reazionari, ugualmente responsabili e che non devono ricevere nessun sostegno da parte dei lavoratori, dei giovani, delle masse che in questo conflitto nulla hanno da guadagnare e tutto da perdere.”

Decisamente più significativa e dialettica appare la posizione dell’Internazionale TMI, alla quale Scr fa riferimento: “tutti i discorsi sulla sovranità ucraina sono contraddetti dal fatto che il paese è sotto il dominio crescente degli Stati Uniti, dalla vittoria del movimento Euromaidan del 2014. Tutte le leve chiave del potere economico e politico sono nelle mani di un’oligarchia corrotta e del suo governo, che, a sua volta, è il burattino dell’imperialismo statunitense e una pedina nelle sue mani. Il FMI detta le politiche economiche dell’Ucraina, e l’ambasciata USA gioca un ruolo chiave nella formazione dei suoi governi. In effetti, la guerra attuale è in gran parte un conflitto USA-Russia, che si gioca nel Territorio dell’Ucraina (…). L’imperialismo statunitense è intervenuto nelle sfere d’influenza un tempo sovietiche, come la Jugoslavia e l’Iraq. La Russia ha dovuto subire l’umiliazione della guerra della NATO alla Serbia. Tutto ciò è stato seguito da una serie costante di rivoluzioni «colorate» tese a insediare governi filo-occidentali; il dispiegamento di truppe in Europa orientale, accompagnato da esercitazioni militari vicino ai confini della Russia; e innumerevoli altre provocazioni. Ma tutto ha un limite. C’è stato un momento in cui la classe dirigente russa, i cui interessi Putin rappresenta, ha detto basta. Quel momento è stato raggiunto nel 2008, con la guerra in Georgia, che stava progettando di entrare nella NATO (…). Il rovesciamento da parte di Euromaidan del governo Yanukovitch in Ucraina ha segnato un’ulteriore avanzata degli interessi degli Stati Uniti e della NATO – questa volta, in una terra di confine storica della Russia. Questa è stata una provocazione di troppo, e la Russia ha reagito nel 2014 effettuando l’annessione della Crimea – che è abitata per lo più da una popolazione di lingua russa, ed è sede della flotta del Mar Nero della marina russa, ormeggiata a Sebastopoli. Hanno anche fornito assistenza militare ai ribelli nella guerra civile tra la popolazione russofona del Donbass e il regime nazionalista di destra a Kiev. (…) Un ruolo funesto è stato giocato dalle provocazioni accresciute provenienti dal governo Zelensky. Dopo il rovesciamento di Yanukovitch nel 2014, il governo ucraino aveva premuto sulla questione dell’adesione alla NATO e all’UE. Ciò è stato poi inserito nella Costituzione nel 2020. Zelensky, il comico diventato presidente, era stato eletto nel 2019 per il vantaggio di essere un outsider, qualcuno che avrebbe ripulito la politica, trattato con gli oligarchi e allo stesso tempo fatto pace con la Russia. Tuttavia, sotto la pressione dell’estrema destra, e incoraggiato da Washington, ha perseguito politiche opposte. La questione dell’adesione alla NATO è stata di nuovo messa in cima alle priorità ed è stata sostenuta con forza. La Russia la vede giustamente come una minaccia. Si potrebbe dire che non è così, e che altri paesi che condividono un confine con la Russia fanno già parte della NATO. Ma il punto non è affatto questo. La situazione attuale è precisamente il risultato di decenni di pressioni da parte dell’imperialismo occidentale per accerchiare la Russia, che ora sta rispondendo (…). Il rifiuto ostinato dell’Occidente di prendere anche solo in considerazione le richieste della Russia ha messo Putin nella posizione di dare seguito alle sue minacce o di dover fare dietrofront. Questo ha determinato il successivo corso degli eventi (…). Non è in discussione la feroce oppressione subita dal popolo russofono del Donbass per mano dell’esercito ucraino. Negli ultimi otto anni, circa 14.000 persone sono state uccise in quel conflitto, e la grande maggioranza erano civili della regione di Donetsk. Si stima che l’80% dei proiettili siano stati sparati dall’esercito ucraino (…). In tutto questo, Vladimir Putin sta naturalmente perseguendo i propri interessi. Fomentando il fervore nazionalista, spera di recuperare la popolarità che ha perso negli ultimi tempi a causa della crisi economica, degli attacchi ai lavoratori, alle pensioni, ai diritti democratici, ecc. Questa tattica ha funzionato nel 2014 con l’annessione della Crimea e pensa di poter ripetere il trucco. Vuole apparire come un uomo forte, che si oppone all’Occidente e difende i russi ovunque essi siano (…). Imperialismo russo: La Russia non è un paese debole dominato dall’imperialismo. Tutt’altro. La Russia è una potenza regionale, le cui politiche possono solo essere descritte come imperialiste. La vera ragione della guerra della Russia in Ucraina è il tentativo di proteggere le sfere di influenza e gli interessi di sicurezza nazionale del capitale russo. Un formalista senza speranza potrebbe obiettare che la Russia non possiede tutte le caratteristiche delineate da Lenin nel suo celebre libro, Imperialismo, fase suprema del capitalismo. Forse sì, ma questo non significa affatto che la Russia non sia imperialista. La risposta a questa obiezione si trova nello stesso libro di Lenin. Lenin descrive la Russia come «il più arretrato nei riguardi economici, dove il più recente capitalismo imperialista è, per così dire, avviluppato da una fitta rete di rapporti precapitalistici». Ma allo stesso tempo, egli include la Russia zarista come una delle cinque principali nazioni imperialiste. Questo nonostante il fatto che la Russia zarista era economicamente arretrata e non ha mai esportato un copeco di capitale. La Russia di oggi non è più lo stesso paese arretrato e sottosviluppato che era prima del 1917. Ora è un paese industriale sviluppato dove c’è un alto grado di concentrazione di capitale, dove il settore bancario (esso stesso altamente centralizzato) gioca un ruolo chiave nell’economia (…). È vero che la Russia non può essere messa sullo stesso piano degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti sono ancora la potenza imperialista dominante del mondo per grande distacco. In confronto, la Russia è una potenza imperialista piccola o media. La sua economia non è delle stesse dimensioni di quella degli Stati Uniti e nemmeno di quella delle potenze imperialiste europee.

Ma nessuna persona di buon senso può negare che la Russia è una potenza imperialista regionale con ambizioni in Asia centrale, Caucaso, Medio Oriente, Europa orientale e Balcani (…). La guerra della Russia in Ucraina è una guerra imperialista reazionaria che non possiamo sostenere. Avrà effetti estremamente negativi in Ucraina, in Russia e a livello internazionale. È per queste ragioni che ci opponiamo alla guerra della Russia in Ucraina. Questa guerra genera odio nazionale tra popoli che sono stati a lungo uniti da stretti legami di fratellanza, e alimenta ulteriormente gli animi del nazionalismo reazionario ucraino da una parte, e lo sciovinismo reazionario grande russo dall’altra, seminando una mostruosa divisione nella classe operaia lungo linee nazionali, etniche e linguistiche. La principale garanzia contro questo veleno nazionalista è che i lavoratori russi mantengano un atteggiamento intransigente di internazionalismo proletario, tenendo una posizione ferma contro il veleno sciovinista e opponendosi alle politiche reazionarie di Putin, sia in patria che all’estero. La posizione adottata dalla sezione russa della TMI (Tendenza marxista internazionale) è un modello in questo senso. Da parte loro, mentre resistono all’aggressione russa, i lavoratori in Ucraina devono capire che il loro paese è stato vergognosamente tradito da coloro che pretendevano di essere loro amici e alleati. Gli avvoltoi imperialisti occidentali li hanno deliberatamente spinti in guerra, e poi sono rimasti a guardare a braccia conserte mentre l’Ucraina sprofondava in un pantano sanguinoso. Nella misura in cui hanno in seguito promesso limitate forniture di armi, ma naturalmente nessun soldato, perseguono un tentativo cinico di mantenere il conflitto in corso come mezzo per causare sempre più problemi alle forze russe e causare il massimo delle perdite da entrambe le parti, come mezzo per segnare punti di propaganda a buon mercato contro la Russia (…). Ucraini! Aprite gli occhi e comprendete come il vostro paese sia stato sacrificato sull’altare insanguinato dell’imperialismo! E rendetevi conto che i vostri unici veri amici sono i lavoratori del mondo! (…) L’affare ucraino è stato un’utile lezione per Pechino sui limiti della forza militare degli Stati Uniti. E anche se non ha voluto provocare i suoi partner commerciali in Occidente sostenendo apertamente la Russia – astenendosi infatti nel voto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU – ha reso abbastanza chiaro che incolpa gli Stati Uniti per aver promosso l’adesione ucraina alla NATO. La Cina ha chiaramente raggiunto un accordo con la Russia per compensare gli effetti delle sanzioni (un altro motivo per cui falliranno). L’affare ucraino porterà senza dubbio a un legame più stretto tra gli imperialisti russi e cinesi nel prossimo periodo – uno sviluppo che Washington deve temere come il diavolo teme l’acqua santa. (…) La guerra mette alla prova tutte le tendenze del movimento operaio, e come era prevedibile, i riformisti e i socialdemocratici si sono affrettati a unirsi alla loro stessa classe dominante e sono i più ardenti difensori delle sanzioni contro la Russia. I riformisti di sinistra in Occidente si sono divisi in diversi campi: alcuni si uniscono apertamente alla classe dominante, sotto lo slogan «giù le mani dall’Ucraina»; altri sono caduti in un pacifismo impotente, chiedendo il ritorno alle regole mitologiche del «diritto internazionale», e sperando che la «diplomazia» possa fermare la guerra. In Russia, la direzione del Partito Comunista, come era prevedibile, ha capitolato di fronte alla propria classe dominante e ha sostenuto pienamente l’intervento imperialista di Putin. (…) La posizione dei marxisti rivoluzionari deve essere chiara: una posizione di principio di classe basata sulla linea de «il principale nemico della classe operaia è a casa nostra». Nessuna fiducia dovrebbe essere riposta nella NATO e nei gangster imperialisti occidentali, e questo è particolarmente vero per i lavoratori e i socialisti in Occidente. Il compito di lottare contro la banda reazionaria del Cremlino è compito dei soli lavoratori russi. Il compito dei rivoluzionari in Occidente è quello di lottare contro la propria borghesia, contro la NATO e contro l’imperialismo americano – la forza più controrivoluzionaria del pianeta. Non possiamo sostenere nessuna delle due parti in questa guerra, perché è una guerra reazionaria da entrambe le parti. In ultima analisi, è un conflitto tra due gruppi di imperialisti. Noi non sosteniamo nessuno dei due. La popolazione della povera e sanguinante Ucraina è la vittima di questo conflitto, che non ha creato e non desidera. L’unica alternativa a questo carnevale di reazione e alle sofferenze della guerra per i lavoratori e i giovani ucraini è una politica di unità di classe contro gli oligarchi ucraini, così come contro l’imperialismo statunitense e russo. La questione nazionale in Ucraina è estremamente complicata e ogni tentativo di governare il paese sulla base del nazionalismo (sia esso ucraino o filorusso), porterà inevitabilmente alla divisione del paese, alla pulizia etnica e alla guerra civile, come abbiamo già visto”. La posizione della TMI appare fra le più articolate e dialettiche fra le molteplici che ho avuto modo di analizzare. Gli si potrebbe al massimo rimproverare che sembrano principalmente mancare in questa analisi due aspetti significativi: 1) non si menziona fra le forze imperialiste da contrastare (da parte di italiani e abitanti di altri paesi dell’Ue) l’Unione europea; 2) si rischia di far apparire, in fin dei conti, sullo stesso piano le responsabilità della Nato e della Russia nell’attuale conflitto. In tal modo, si finisce con il non tener conto del ruolo di sostegno – che oggettivamente svolge la Russia – alle forze della resistenza antimperialista sul piano internazionale.

19/05/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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