Il senso della destra per il potere

Il governo di estrema destra ha la necessità di costruirsi un nemico ideologico. I temi della sicurezza e ora del pericolo anarchico corrono in suo soccorso. I casi della Polonia e dell’Ungheria.


Il senso della destra per il potere

I confini entro cui si deve limitare l’azione politica dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni sono stretti. La politica economica è dettata dall’agenda di Bruxelles o meglio dalle preoccupazioni della Germania e dei suoi satelliti (Olanda, Finlandia etc.) per l’enorme debito pubblico italiano. La politica estera, che dal 1945 era peraltro limitata al buon vicinato o poco più con i paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo e alla non ostilità nei confronti del mondo arabo, oggi si è irrigidita ulteriormente in un atlantismo da caserma in cui sostanzialmente il ruolo di Roma si è ridotto a quello di furiere della Nato.

Ma di questo la compagine di destra venuta al governo con le elezioni del 25 settembre 2022 si è dimostrata subito cosciente. Principalmente cosciente della strada da seguire pare proprio Fratelli d’Italia, il partito dell’attuale presidente del Consiglio che disciplinatamente la segue nei percorsi delle rotte tracciate da Bruxelles e da Washington.

Cosa rimane a un governo di estrema destra se gli si toglie la politica economica e la politica estera? Molto o poco che sia rimane da sventolare la bandierina della sicurezza e quella dell’egemonia culturale. E Giorgia Meloni utilizza entrambi i temi con sufficiente nonchalance, sfruttando sistematicamente ogni occasione che le si presenta: per esempio i temi di insicurezza da eccesso di informazione televisiva come il mito dell’emergenza “rave party” o anche la pericolosità delle stazioni ferroviarie delle grandi città. Il tutto in un paese, demograficamente anziano e statisticamente tra quelli con meno omicidi in Europa secondo i dati forniti dalla Criminalpol.

Il pericolo anarchico

In ultimo, in soccorso dei vincitori della contesa elettorale del 25 settembre è venuto anche il tema “sempreverde” del pericolo anarchico che il partito della Meloni ha sollevato senza alcun rossore che anche una conoscenza superficiale della storia patria avrebbe invece dovuto provocare, almeno dalla strage di Piazza Fontana in poi.

Il dossier Cospito sopravviene in aiuto di un governo che apparentemente non pare averne bisogno, grazie a una decisione presa dal ministero della Giustizia durante il precedente governo Draghi: pertanto attraverso una valutazione politica della pericolosità di un detenuto in relazione alla pericolosità di un’area politica, quella anarco-insurrezionalista che si celerebbe dietro la sigla Federazione anarchica informale; organizzazione che avrebbe organizzato diversi attentati tra il 2003 e il 2017, provocando alcuni feriti.

Si tratta, a ben vedere, di un’altra delle continuità tra il governo Draghi delle larghe intese e quello di destra guidato dalla Meloni. Ed è questa continuità di valutazione di un supposto pericolo anarchico che dovrebbe attrarre la maggiore attenzione degli osservatori politici di sinistra, piuttosto che il tema scivoloso del 41-bis: dato che la gran parte dei detenuti che vivono in questo regime carcerario provengono tuttora da organizzazioni mafiose.

La polarizzazione del dibattito sull’istituto del 41-bis, al contrario, divide l’opinione pubblica sinceramente democratica, preoccupata da un eventuale accoglimento di una richiesta storica di “Cosa Nostra” e delle altre organizzazioni criminali che ancora detengono il controllo di rilevanti aree del territorio nazionale e offre al governo Meloni, avvantaggiato dal recente arresto di Matteo Messina Denaro, l’immagine di baluardo della legalità nel paese.

Esiste un pericolo anarchico nell’Italia del 2023, tale da giustificare il carcere duro per Cospito? 

Stando alle ultime notizie, la procura generale della Corte di Cassazione avrebbe avanzato una richiesta di annullamento del 41-bis per Cospito. Ma, del resto, anche la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo in un rapporto al ministro della Giustizia Carlo Nordio ha proposto come alternativa per l’anarchico il meno rigido regime di alta sicurezza.

Ciò che per ora blocca il dibattito in uno stato di polarizzazione piuttosto estrema e abbastanza pericolosa è di nuovo la scelta tutta politica di considerare come tale il pericolo anarchico presa proprio dal ministro della Giustizia.

Ungheria e Polonia

Le esperienze di governo delle destre in Ungheria e in Polonia sono da ritenersi sommamente interessanti. Innanzitutto, perché si tratta dei paesi presi a modello da Fratelli d’Italia, sebbene siano schierati diversamente sulla questione della guerra Russia-Ucraina.

Si tratta ovviamente di casi diversi, rappresentativi di paesi diversi. Tuttavia, sia nel caso di Viktor Orban in Ungheria, sia nel caso di Jaroslaw Kaczynski in Polonia ci troviamo dinanzi a regimi che optando per politiche oscillanti in momenti diversi tra l’iperliberismo e l’intervento pubblico hanno però dato margini di sviluppo alle rispettive economie. Oltre al relativo successo economico, però, entrambe le formazioni di destra, il Pis polacco e il Fidesz ungherese, hanno saputo costruire un’immaginario conservatore e identitario puntellato dal tradizionalismo religioso, nazionalista, sessuale e dalla paura, peraltro immaginaria nei rispettivi paesi, dei flussi migratori.

Pertanto, anche qui in Italia dovremmo prestare la debita attenzione a questi aspetti “immateriali” o ideologici. Nella situazione attuale per l’estrema destra post-missina è di rilevanza vitale la costruzione di un nemico che aiuti il superamento delle difficoltà imposte dai paletti che l’attuale governo per diversi motivi non può oltrepassare.

Il contrasto di questa costruzione ideologica deve però essere puntuale (ovvero corredato dai dati) e corroborato da un costante riferimento alle reali emergenze di cui soffrono le classi popolari in Italia: carovita, precarie condizioni di lavoro in termini di sicurezza e di reddito, definanziamento del servizio sanitario nazionale.

Di sicuro, non serve infilarsi in dibattiti astratti sulla sicurezza o sulla necessità o meno del 41-bis.

17/02/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Stefano Paterna

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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