Cultura

Nel cinquantenario della morte di Pietro Secchia, il suo pensiero e il suo intento rivoluzionario, ingiustamente schematizzato e caricaturizzato, e la sua emarginazione nel PCI dagli anni ’50, rimangono punti centrali nel dibattito tra i comunisti in Italia e nel mondo.

Per Marx ed Engels risulta evidente che quello dei diritti naturali e inalienabili non è lo strumento giusto per guidare il processo di emancipazione. I soggetti portatori dei diritti inalienabili non sono, per i teorici del giusnaturalismo, tutti gli uomini, ma determinati soggetti sociali, ovvero le classi proprietarie.

L’uguaglianza culturale e morale è la fase propriamente politica che segna il passaggio dalla struttura alla sfera delle superstrutture, è la fase in cui le ideologie germinate precedentemente diventano “partito” determinando oltre che l’unicità dei fini economici e politici, anche l’unità intellettuale e morale, ponendo tutte le questioni intorno a cui ferve la lotta non sul piano corporativo ma su un piano universale.

Sembra proprio che siamo arrivati al redde rationem: come sfuggiremo alla policrisi innestata da molteplici fattori. I vulnerabili saranno destinati a pagare per tutti?

I diritti umani sono trasfigurati nel passaggio dalla sfera della circolazione alla sottostante sfera della produzione, per cui l’uguaglianza si riduce al primo diritto innato del capitale, cioè all’eguale grado di sfruttamento della forza-lavoro.

Proseguono i “Percorsi di pensiero critico” a cura di  Silvia Fuochi. In questa tappa la scrittrice di libri per ragazzi ed esperta di pedagogia ci parla dell’importante saggio di Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine. A quarant’anni dalla sua pubblicazione, si analizza l’attualità di un testo fondamentale per il superamento della distanza tra generi.

Hegel è pervenuto, secondo Lukács, alla corretta formulazione del problema per avere egli messo in rapporto il processo teleologico con l’attività lavorativa e per avere concepito lo strumento di lavoro come termine medio di congiunzione tra il progetto teleologico posto dal soggetto e la causalità propria della natura.

Una critica incisiva e in forma poetica della Giornata Mondiale della Gioventù e la speranza di una presa di coscienza e della fine dei privilegi dei popoli ricchi.

Il concetto di uomo e di individuo non sono qualcosa di dato, ma il risultato di gigantesche lotte per il riconoscimento, condotte agitando la bandiera dell’umanismo, lotte da ascrivere in particolar modo al movimento democratico, socialista e comunista, piuttosto che a quello liberale.

Gramsci, pur ponendo in rilievo il portato storico del concetto astratto di eguaglianza fra gli uomini, accentua la differenza fra eguaglianza formale e concreta, mostrando come sia impossibile realizzare quest’ultima senza “spezzare” un sistema fondato sulla separazione fra mezzi di produzione, in mano a una minoranza, e forza-lavoro quale unica proprietà della maggioranza.

La metamorfosi dell’attività lavorativa – che produce il valore di scambio – in lavoro salariato e, dunque, in capitale è una necessità immanente del sistema in cui l’apparente uguaglianza e libertà della sfera della circolazione ha il suo fondamento reale nella disuguaglianza e negazione della libertà della sfera produttiva.

Secondo Lukács l’incontro con l’economia politica ha esercitato su Hegel un effetto talmente decisivo che le categorie e i fenomeni economici  – oggetto di studio approfondito e di confronto con la realtà della società capitalistica – stanno a fondamento delle categorie dialettiche.

Losurdo denuncia come non ci sia una corrispondenza necessaria tra la tradizione liberale borghese e il rispetto della dignità dell’uomo. Così, uno dei padri nobili del liberalismo, J. Locke metteva sullo stesso piano schiavi e cavalli, entrambi acquistabili attraverso un contratto di compravendita.

All’ironia scettica dei liberali, che mira a distruggere con la forma utopistica il contenuto del sentimento egualitario, Gramsci contrappone il sarcasmo creatore e progressista di Marx che non mira a distruggere il nucleo vivo delle aspirazioni contenute nelle credenze egualitarie del popolo.

La figura di Ludovico Geymonat, uno dei principali marxisti italiani, messa a fuoco dal suo allievo Silvano Tagliagambe

Il mondo antico si fonda sulla schiavitù, mentre il mondo feudale sulla particolarizzazione dell’attività produttiva fondata sul privilegio. Solo il lavoro generale della società borghese produttore di valori di scambio rende possibile la sua espressione idealizzata nella forma di rapporti fondati sulla libertà e l’eguaglianza.

La generalizzazione concettuale non implica affatto necessariamente – come ritiene la logica formale – un impoverimento sempre maggiore di contenuti, in quanto la vera generalizzazione filosofica è – per la ricchezza delle determinazioni tolte in essa – tanto più ricca e più concreta, quanto più alto è il grado di universalità in cui si trova.

Il progressivo affermarsi della democrazia moderna sul piano politico e della coscienza comune procede di pari passo con lo sviluppo del concetto di uguaglianza tanto nel materialismo (individuo biologico), quanto nell’idealismo (sul piano della ragione).

Si è costituito il Centro Studi “Domenico Losurdo”, caratterizzato da vaste adesioni di intellettuali e quadri operai, avente lo scopo di approfondire da un punto di vista marxista nodali questioni politiche e teoriche e di formare nuovi quadri militanti.

Marx estende ai rapporti socio-politici la critica di Feuerbach alla rappresentazione religiosa, quale proiezione all’esterno da parte dell’uomo della sua essenza che, in tal modo, gli si contrappone nella sua oggettivizzazione in un’alterità fantastica.

Prendendo spunto da una dispensa, sintetica e al contempo esaustiva, del compagno Andrea Vento, docente di Geografia economica, e tra gli animatori del Giga (Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati) che rispecchia una visione emancipatoria e inclusiva della formazione, Rodrigo Rivas riflette sul ruolo dell'insegnante.

Un articolo di Barbara Luce, del Partito Comunista do Brasil, la cui traduzione è uscita di recente su “Cumpanis”, propone un’interessante analisi di un tema caro anche alla nostra redazione: il legame fra diritti civili e diritti sociali.

I motivi e i contenuti della “svolta” di Francoforte nell’evoluzione del pensiero di Hegel si possono riassumere nella maggiore aderenza ai fattori storici, recepiti nella loro processualità contraddittoria, donde la sua intenzione di conciliarli ricorrendo a categorie quali la vita, l’amore, il destino, le quali, anche se intrise di misticismo, segnano per Lukács una tappa significativa per l’acquisizione del metodo dialettico.

Raccontiamo l’esperienza vissuta nel villaggio di Saint-Brès dove siamo stati ospiti di una famiglia  che insieme ad altre della zona porta avanti un progetto di produzione biologica ecosostenibile.

La nascita nel corpo della Rivoluzione francese, segnala che il femminismo è nato e rinato ogni volta a fianco di correnti rivoluzionaria, riformiste o democratiche, che hanno rielaborato i concetti di uguaglianza vs disuguaglianza, liberazione vs oppressione, libertà vs schiavitù, autodeterminazione vs assimilazione.

La libertà formale tanto decantata dai liberali è stata negata e lo è tuttora proprio dall’Occidente liberale: l’Inghilterra nell’Ottocento non l’ha mai applicata ai popoli coloniali e tale discriminazione non avviene solo nelle colonie, ma anche nella metropoli, basti pensare alla condizione dei neri americani negli USA.

La non violenza di una massa portatrice d’un principio spirituale superiore di fronte a una minoranza che la opprime porta, come oserva Gramsci, “all’esaltazione dei valori puramente spirituali ecc., alla passività, alla non resistenza”, “che però di fatto è una resistenza diluita e penosa”.

L’identità sancita dai diritti di cittadinanza è formale e deve cedere il passo al suo contenuto materiale, alla differenza di classe che ha inconsapevolmente sussunto dall’esistente. Il cittadino è un’astrazione priva di vita, un’essenza irrelata, autosufficiente, priva di bisogni, assolutamente piena, beata, prodotto della rappresentazione, del gonfiarsi dell’individuo privato della società borghese, in cui la vera cittadinanza è la condizione di straniero.

Nel contesto delle opere di Francoforte l’oscillazione di Hegel tra la consapevolezza delle opposizioni insite nella realtà e l’impulso a conciliarle idealisticamente  rappresenta per Lukács la prima manifestazione del contrasto tra metodo e sistema.

Mentre in Occidente l’imperialismo era condannato, oltre che per il massacro della guerra, anche perché sinonimo di irreggimentazione, militarizzazione e mobilitazione totale, in Oriente lo Stato nazionale era invece l’obiettivo da conseguire dopo l’emancipazione dal dominio coloniale.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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