Dibattito

Questa sezione è dedicata ad ospitare contributi inediti che non necessariamente rispecchiano la linea editoriale ma che ci sembra comunque utile pubblicare per favorire il dibattito sulle questioni poste e pervenire ad una sintesi conciliatoria che necessariamente passa attraverso il superamento dell'unilateralità cui le posizioni contrapposte sono spesso viziate. Tale conciliazione – così necessaria per la ricomposizione del movimento comunista sempre più spaccato in sette incapaci di riconoscere l’unilateralità delle proprie posizioni e istanze – passa proprio per il riconoscimento della porzione di validità che ha la prospettiva opposta alla propria, ovvero per la comprensione critica dei limiti di quest’ultima.

Senza autocritica non c’è proposta (anche elettorale) credibile
Un messaggio urgente per la pace alla luce del pericolo di una guerra più grande
Le parole per dire le cose e per lottare
I salariati non hanno goduto che molto parzialmente degli aumenti della produttività dell’epoca recente. Esiste di conseguenza un margine praticabile per una riduzione significativa del tempo di lavoro. Tanto più che gli aumenti di produttività sono ben lontani da essere terminati.
Un invito al segretario Paolo Ferrero a ragionare usando le categorie del materialismo storico

L'appello e la piattaforma della mobilitazione del 19 marzo contro il DUP di Tronca.

Ci sono momenti della lotta di classe di un Paese che hanno ripercussioni politiche sul terreno internazionale. La crisi greca costituisce uno di questi momenti.

Venerdì 2 ottobre sciopero e corteo a Roma contro le privatizzazioni di ATAC e AMA.

Controlacrisi intervista Sandro Targetti su costituente della sinistra, Syriza e linea del PRC.

Completamente fermo il dossier più spinoso di tutti, che tanta indignazione ha suscitato nell'opinione pubblica europea: la presenza di una norma che tuteli gli investimenti.

La riscossa degli sfruttati e degli oppressi non può che passare attraverso il rilancio di un Partito Comunista vero, prima in Italia e poi in Europa. L’assenza di un Partito Comunista rende facile giuoco ai dominatori del nostro tempo, i quali, con mano lesta e senza ritegno alcuno approfittano delle nostre debolezze e delle nostre sofferenze. 

In molti paesi europei i comunisti e le sinistre antiliberiste, con formule organizzative differenti, crescono nel consenso e tra i movimenti rompendo con i partiti di governo del PSE, puntelli principali delle politiche di UE e BCE.

Nella sua storia ormai più che ventennale il Partito della Rifondazione Comunista ha attraversato diversi momenti della lunga fase di crisi capitalistica e di ridefinizione dei rapporti sociali, politici ed economici. È quindi una problematica fondativa e di lungo periodo quella con cui oggi siamo nuovamente chiamati a confrontarci. Potremo uscirne in avanti soltanto se riusciremo a far crescere nel concreto la nostra iniziativa politica e di lotta radicata nelle emergenze sociali inconciliabili con le logiche di produzione capitalistica.

L'esito del CPN del 15 e 16 novembre, che ha respinto il documento proposto dalla Segreteria Nazionale, impone la riapertura della discussione politica nel nostro partito, a partire dal prossimo Comitato Politico Nazionale. Il momento che vive il partito è assai grave, per molti aspetti drammatico, e noi ci rivolgiamo a tutti voi, compagni e compagne, con spirito di sincera unità, per chiedervi di farvi carico fino in fondo dell’esigenza di sintesi politica fra le diverse proposte e sensibilità esistenti nel nostro partito, evitandogli i traumi di rigidità, forzature, strappi, che il Partito non sarebbe oggi in grado di sopportare.

Ogni Paese del “Vecchio Continente” ha le sue caratteristiche, la sua storia, la sua composizione di classe. Si parla spesso di unire le forze anticapitaliste come avviene in altre nazioni, ma non si declinano mai i modelli concreti di organizzazione. “La Città Futura” intende invece farlo iniziando dal prossimo numero un viaggio alla scoperta di come sono fatte la Linke, il Front de Gauche, Syriza, la CDU e poi le altre formazioni dell'Est e del vicino Oriente e poi, chissà, anche di altre parti del mondo.

Cari Compagni, care compagne, dopo aver letto i documenti prodotti dal dibattito pubblicato nella rubrica specifica della "Città futura", poche e sintetiche sono le considerazioni a cui sono approdata;

Credo che il dibattito in corso nel PRC (che “La Città Futura” ospita) dovrebbe partire da una comune assunzione di responsabilità: la situazione del nostro Partito non è mai stata tanto grave e la sua stessa esistenza è appesa a un filo. Ciò significa che nessuno dovrebbe pensare a forzature, a rotture, a imporre la propria parzialità a colpi di maggioranza (o, peggio ancora, di minoranza). 

Il Direttivo del Circolo PRC Camilla Ravera – Municipio XII di Roma, in occasione della riunione dei segretari di circolo dell'Italia centrale (8 novembre 2014) ha presentato un documento per esprimere le sue posizioni circa l'ipotesi della costituzione di un “nuovo soggetto politico della sinistra e dei democratici” nel quale il PRC dovrebbe confluire. Quella riunione ha ancor più rafforzato le nostre posizioni e per questo riteniamo utile inviarlo ai diversi organi dirigenti come contributo alla discussione.

Da diversi anni il dibattito politico tra i comunisti si arroventa attorno al problema di come unire le forze disperse della sinistra. La questione è quasi sempre mal posta. Non stupisce quindi che le soluzioni proposte (Arcobaleno, FdS, Ingroia, ora Altra Europa...) siano state parziali o inadatte, tanto da trascinare anche la sinistra (comunista e non) nella sfiducia e mancanza di consenso di cui soffre il ceto politico italiano.

Caro Raul, ho letto con interesse il tuo articolo dal titolo “Due compiti diversi e legati, costruire il partito comunista, costruire l’unità della sinistra”. Ovviamente parlerò solo di quelle da chiarire e di quelle su cui non sono d’accordo. Spero sinteticamente, giacché molte delle mie ragioni le ho recentemente espresse in un lungo articolo.

Le posizioni espresse nel CPF sono di attenzione alla costruzione di una lista unitaria per le regionali di marzo, ma a precise condizioni programmatiche (punti chiari e non negoziabili), politiche (alternatività al PD e al centrosinistra), organizzative (niente scioglimenti in calderoni senza capo né coda), mentre per il soggetto unitario nazionale sono state espresse da quasi tutti molte perplessità e soprattutto si è ribadito, cosa già espresssa in CPF precedenti, che accelerazioni/soluzioni organizzativistiche che di fatto comportino cessioni di sovranità al buio non sono accettabili e ammissibili.

La fase in cui siamo immersi necessita del massimo di efficacia e unità del partito. La ricerca di una sintesi è doverosa. Questo termine nel tempo ha assunto però un connotato negativo: sa di compromesso deteriore, alchimie interne. Il risultato è quasi sempre una linea pastrocchiata. Oggi però è possibile una sintesi unitaria come dinamizzazione della linea politica resa necessaria dall’evoluzione del quadro sociale e politico: interno ed internazionale.

Il compagno Raul Mordenti ha riproposto il tema della relazione tra le due ineludibili questioni, che sono al centro della linea politica del Partito, e cioè il rafforzamento e il rilancio del Partito stesso e la costruzione di una aggregazione unitaria della sinistra d'alternativa, temi che formulati in questi termini, mi sembra che trovino la convergenza di larghissima parte degli iscritti. E questo mi sembra già un risultato importante, in un Partito che ha impiegato decenni, prima di collocarsi con nettezza e senza ambiguità, su una posizione di alternativa al centrosinistra e al PD, e che proprio sul tema del rapporto con il centrosinistra ha scontato laceranti divisioni. Mi piace sottolineare questo aspetto, per una personale abitudine a valorizzare il "bicchiere mezzo pieno", piuttosto che angustiarmi sul "bicchiere mezzo vuoto".

Non saranno le accelerazione organizzativistiche a far superare gli innegabili problemi di visibilità e internità di massa dei comunisti e della sinistra di classe nel paese. Nella nostra attività quotidiana, nell’incontrare gli effetti di una disoccupazione giovanile devastante, nella precarizzazione e incertezza procurate dalle numerose crisi aziendali sul territorio, nella rabbia sociale e preoccupazione crescente per la cancellazione dei servizi essenziali e per la negazione del diritto a una casa per tutti, non troviamo nessun riscontro che ci sia una richiesta “pressante” o un’aspettativa diffusa a cercare la risposta a tali problemi attraverso la creazione di nuovi contenitori elettorali.

Il PRC di Civitavecchia ha analizzato e discusso il documento Revelli per aprire, dopo “L’altra Europa”, una fase costituente di un soggetto politico nazionale.

“Renzismo”, “sinistra dem”, “vendolismo”, “nuovo” soggetto della “sinistra”: ma qual è il ruolo dei comunisti in generale e di Rifondazione Comunista in particolare? 

Cari compagni,
come noto viviamo immersi nella società dello spettacolo, come l’ha definita Debord, o dell’immagine, come preferisce chiamarla Pepino, dove la comunicazione ha il primato sui valori reali e le parole, di conseguenza, contano più della realtà.

La Direzione del Partito della Rifondazione Comunista ha avviato un importante dibattito, licenziando un documento sulla prospettiva dell’unità della sinistra e del partito. Condivido il senso e la lettera del documento. Queste note sono un modesto contributo alla discussione. E sono centrate sulla questione del futuro del partito. 

Cerco qui di spiegare sinteticamente perché non condivido la proposta di un “nuovo soggetto politico della sinistra e dei democratici” (per usare la formulazione di Marco Revelli). Tengo presente la bozza di appello dello stesso Revelli, il contributo di Ramon Mantovani recentemente diffuso in rete e l’intervento conclusivo di Paolo Ferrero alla riunione dei segretari di circolo del centro Italia. 

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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