G7: il capitalismo in coma

I “grandi” Paesi della terra alle prese con la sopravvivenza di un mondo morente.


G7: il capitalismo in coma Credits: http://lnx.associazionecontrocorrente.org/site/?p=342

TAORMINA. Che fare? L’interrogativo, che continua ad aleggiare e al quale bisogna rispondere con azioni anti-capitaliste e anti-liberiste se si volesse cambiare la società “trattenuta” in un esilio denso di crisi finanziaria ed economica dal capitalismo in coma, ha avuto modo d’essere più volte ripetuto nella blindata località siciliana che ha ospitato la riunione del G7, l'incontro "informale" delle potenze economiche (USA, Gran Bretagna, Francia, Germania, Canada, Italia, Giappone).

Istituito nel 1975 per attivare l’offensiva neo-liberale sostenuta da Reagan e dalla Thatcher anche con l’evidente scopo di controllare Francia, Germania, Italia e la Comunità europea in costruzione, in una stagione già minata dal disfacimento, nonché Giappone e Canada.

Nel corso degli anni il vertice dei capi di Stato e di governo ha invitato e poi escluso (come qui a Taormina) Cina e Russia, questa a causa del conflitto ucraino.

Una domanda: che legittimità internazionale ha il G7, soprattutto nel momento in cui tenta di aggirare le istituzioni multilaterali e vuole imporre a tutti i Paesi del mondo leadership una politica economica senza accettare discussioni e controversie sulle sue decisioni?

Qualcuno, giustamente, risponde che il G7 è la mera sopravvivenza di un mondo vecchio, in una evidente agonia senza fine che accompagna le persone in uno stato di precarietà su tutti i fronti e innesta anche conflitti mortali.

Insomma questo "club" gonfio di contraddizioni e divergenze ha sempre meno fattori di unità e alla conclusione dell’incontro ci ritroviamo con ulteriori fattori di insicurezza sociale, economica e senza prospettive.

Un’altra prova del coma in cui da tempo stazionano il capitalismo e il liberismo, vecchi e neo (quello che piace a Gentiloni-Renzi e a Macron come piace ai litigiosi Trump e Merkel).

Basterebbe soffermarsi sulla questione del clima e sulla posizione della presidenza americana, isolata nell’intenzione di sfilarsi dagli accordi di Parigi, ma senza una chiara responsabilità degli altri componenti del G7 per garantirne osservanza e attuazione.

Forse, i leader dei Paesi firmatari della risoluzione che l’intera Unione Europea ha fatto propria dimenticano di essere responsabili dei loro popoli.

Forse, tra belle visioni di mare, arance e arancini, non ricordano che le loro nazioni fanno parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e lì hanno sottoscritto precisi impegni.

Basterebbe soffermarsi sulla questione del commercio che coinvolge a esempio i Paesi asiatici, esclusi dall’incontro come non esistessero per niente, e sulle politiche economiche del presidente Trump.

Ma si potrebbe aprire anche il tema della "lotta al terrorismo" e alle scelte di bloccare alle frontiere mezzi che forniscono e permettono di utilizzare Internet: forse si vuole ignorare la responsabilità degli Stati Uniti e della la Gran Bretagna e della Francia, la loro alleanza opportunistica nel vicino e Medio Oriente con tribù attive sostenitrici dei gruppi jihadisti con adepti da anni e generazioni sui loro territori.

Non abbiamo visto sottolineare, né dai media italiani e francesi né da media internazionali, che ancora una volta la vera realtà di questo vertice è stata il disinteresse per i popoli del nord Africa e del Medio-oriente, per i rifugiati e i migranti: persone a cui è lasciato sulle spalle il peso di questa ennesima passerella dei “big” con famiglia al seguito.

Dov’è finito – forse nel cestino – il documento con le dichiarazioni di intenti datate 2015 sullo sviluppo sostenibile di Etiopia, Kenya, Niger, Nigeria e Tunisia e sulla carestia in Sudan e Yemen, da risolvere entro il 2030?...

C’è un Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, che stima le esigenze di finanziamento per il 2017 a 9 miliardi di dollari per fornire assistenza ai popoli di Siria, Iraq, Yemen, Sudan del Sud, Nigeria e Somalia, ma c’è anche l’intento espresso al G7 da Trump, senza alcuna sostanziale contestazione da parte degli altri sei, di ridurre il contributo finanziario degli USA, come per altro nei fatti concreti hanno già attuato Francia e Gran Bretagna.

In conferenza stampa, con l’arrogante comportamento che Trump ha nei confronti dei giornalisti, sia a casa sua sia quando è in giro per il mondo, è apparso chiaro che il presidente USA ha deciso di non modificare la sua strategia per risolvere il "problema della Corea del Nord".

Il G7 supporta che in prospettiva l’insicurezza aumenterà e quindi la logica della paura e della guerra, insomma sulla dignità degli altri anziché il primo posto per gli impegni il capitalismo preferisce mettere ancora la spinta al colonialismo finanziario e al dominio imperialista.

Scrisse Karl Marx: “I fenomeni storici accadono sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa.”

Possiamo affermarlo alla fine di questo inutile G7 di Taormina, sicuramente più un evento di promozione turistica che di riflessione seria sui grandi e gravi temi che ci preoccupano.

03/06/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Guido Capizzi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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