Economia e Lavoro

Dinanzi al pericolo di una crisi economica che rischia di avere effetti devastanti quanto la pandemia è essenziale che i lavoratori si autoconvochino per far pagare la crisi ai padroni.
I recovery bond, il Mes e le nazionalizzazioni che si stanno prospettando favoriscono una uscita dalla crisi che rafforza la destra sempre più autoritaria e parafascista
Da un’assemblea autoconvocata dei lavoratori le prime riflessioni sulla situazione attuale e i primi spunti per una ripresa delle lotte.
Alcune indicazioni scaturenti dall’esperienza della pandemia: socializzazione, cooperazione e internazionalismo invece che proprietà privata, libero mercato, concorrenza.
La pandemia porta all’ennesimo, massiccio, utilizzo di risorse pubbliche per finanziarie e salvare i capitalisti privati, con conseguente aumento dello scontro tra le maggiori potenze imperialistiche.
Il coronavirus svela che la grande potenzialità economico-produttiva del capitalismo mondiale non è al servizio delle persone, ma al contrario, si serve delle persone utilizzandole come strumenti al servizio dell’ingranaggio economico.
Una crisi pesantissima che covava da tempo a cui l’Europa sta reagendo in ritardo e seguendo vecchie ricette che non aiuteranno né la ripresa economica né la classe lavoratrice.

I tagli alla sanità aumentano i costi dell’infezione e determinano una strategia di contenimento che aggrava la crisi economica.

Al caos sanitario causato dai tagli alla sanità pubblica si aggiungono beffarde gestioni degli ammortizzatori sociali, che per favorire la previdenza e la sanità integrativa tagliano i diritti. Non lo scorderemo.
L’esigenza nell’attuale infausta congiuntura politica di un programma minimo di classe, a partire dall’istruttiva esperienza che ha portato i padri del socialismo scientifico a elaborarne il primo.
Il coronavirus ha squilibrato il potere egemonico, che si sta riorganizzando ed è pronto ad una nuova forma di colonialismo. Occorre fermare lo scempio e ricostruire le forze comuniste.
I meccanismi monetari e di bilancio per far fronte alla crisi impongono di riscrivere radicalmente le regole europee. Occorre ripristinare il ruolo dello stato nella gestione dei servizi essenziali e nella pianificazione economica.

Dopo la retromarcia del governo messo sotto pressione da Confindustria, anche nel comparto pubblico i lavoratori sono messi allo sbaraglio. E la giustizia contabile minaccia gli amministratori che tengono a casa i dipendenti.

La risposta economica adottata nell’eurozona provocherà molto presto ulteriori misure restrittive da parte di governi, come quello italiano, alla continua ricerca di finanziamenti
Testimonianze dirette di lavoratori ai tempi del Covid-19. La sicurezza sul lavoro è un optional. Mancano i Dpi e gli accorgimenti organizzativi dipendono dalla discrezionalità dei dirigenti.

I danni economici del Coronavirus resi palesi e quelli messi sotto il tappeto del capitalismo mondializzato.

Stanno ritornando, infiocchettate come fossero figlie del progresso, le vecchie modalità di sfruttamento. Esaminiamole insieme.

L’accordo sulle acciaierie di Taranto chiuso durante l’emergenza Coronavirus prolunga i tempi del risanamento ambientale e non garantisce un futuro allo stabilimento e ai lavoratori.
I dati sui consumi delle famiglie evidenziano una recrudescenza della crisi scoppiata nel 2008. Le politiche dei governi si sono dimostrate inefficaci e dannose. Sono state utili però a ficcare la coscienza e la resistenza dei lavoratori.
Lavoratori sul tetto, ipotesi contrattuali che non combattono il precariato, pericolo di divisione fra i lavoratori. Alla Piaggio come ovunque. Intervista a Massimo Cappellini, delegato sindacale.
Analizzando il Piano di rigenerazione olivicola della Puglia si nota la volontà di porre in essere il land grabbing (accorpamento fondiario), con finanziamenti pubblici alla piccola borghesia rurale, emanazione del grande capitale.
Di fronte al calo della produzione industriale italiana e ad alcune concrete minacce provenienti dal contesto internazionale, manca una seria politica industriale dello Stato.
Taglio del cuneo fiscale: non un aumento salariale ma solo una diversa ripartizione delle sue voci e a scapito dei redditi più bassi. Non bisogna quindi rinunciare agli incrementi salariali e alla lotta per i diritti dei lavoratori.
Nessun privato sacrificherà il proprio profitto né per la salvaguardia dell'ambiente e della salute, né dell'occupazione. Per farlo è necessario l’intervento dello Stato
Il nesso fra produttività, occupazione e salari, i limiti dell’impostazione keynesiana e la trappola delle statistiche ufficiali.
Il MES è lo strumento del capitale europeo per difendersi dalla concorrenza e scaricare i costi delle ristrutturazioni sui lavoratori. Ecco perché.
A seguito di obiezioni e appunti di alcuni lettori torniamo sul tema della produttività del lavoro e dello sfruttamento.
Le politiche di austerità, di precarizzazione e di contenimento del costo del lavoro non hanno mantenuto la promessa della crescita economica. Occorre rovesciare il ragionamento padronale.
Le morti sul lavoro non fanno notizia ma sono frequenti, soprattutto fra i lavoratori in età avanzata e fra i precari. Per questo occorre eliminare il precariato, la legge Fornero e porre la questione salariale.
Fra bonus e tagli, tanto rumore per nulla. La manovra del governo non cambia niente e si conferma ossequiosa alle politiche liberiste. Serve un fronte di opposizione sociale.
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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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