“Democrazia anno zero”, tecniche di combattimento contro l’1% del partito di Wall Street

Un saggio del leader di Podemos Pablo Iglesias, iniziato nel 2013 e ripreso dopo le elezioni europee.


“Democrazia anno zero”, tecniche di combattimento contro l’1% del partito di Wall Street

La completa sconfitta di quella che doveva essere la "svolta" in Grecia (dove oggi assistiamo a scene in cui la polizia carica i lavoratori in sciopero contro il governo Tsipras), rappresenta un' amara ed ennesima riconferma della necessità, ad avviso della redazione di questo giornale, di riporre l'analisi di classe e la lotta di quest'ultima al centro della prassi politica di tutti i lavoratori/lavoratrici d'Italia e d'Europa e dei partiti che intendano realmente incarnare un'alternativa a certo ceto politico subalterno ai poteri forti e che oggi prosegue nell'imposizione di politiche di macelleria sociale; analisi che non può prescindere dal porre quantomeno in discussione il sistema dell'Unione, della cui impossibile irriformabilità interna e umanizzazione siamo convinti; così come lo siamo della necessità di una lettura autenticamente di classe dei rapporti sociali e di produzione, che ci porta a ritenere inevitabilmente insufficienti, generiche, confusionarie e pericolosamente populiste espressioni quali "la lotta del 99% contro l'1%", uno dei cavalli di battaglia del Podemos spagnolo. Questa e altre considerazioni sulle posizoni assunte da tale formazione politica devono condurre, a nostro avviso, ad un serio approfondimento sulla natura e sul ruolo reale di Podemos, così come abbiamo cercato di indagare sempre tra le pagine di questo giornale. Riteniamo di dovere pubblicare, dunque, anche il contributo che segue, certi di rendere in tal modo il migliore dei servizi ad un dibattito che è e deve sempre essere plurale; sottolineando tuttavia (e sollecitando i lettori/lettrici) alla necessaria riflessione che deve portare ad analizzare i fenomeni politici (e non) che ci circondano senza volerne ignorare l'esistenza né, al contrario, aderirvi acriticamente.

La Redazione de la Città Futura


Un saggio del leader di Podemos Pablo Iglesias, iniziato nel 2013 e ripreso dopo le elezioni europee. Una cassetta degli attrezzi per la prassi politica di coloro che lottano per una società degna. L’intento finale per il leader di Podemos non è solo il collocamento a sinistra pù degli altri, ma che si possa e si torni ad essere interpreti e difensori della democrazia. La politica a confronto fra l’idea del Principe di Machiavelli e Aristotele. Riferimenti a Antonio Gramsci: “il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà”, come “coscienza che il potere nasce dalla canna del fucile”. Presentazione del libro alla BiblioGramsci di Roma con l’intervento dell’europarlamentare Eleonora Forenza.

di Alba Vastano

“Il mondo è governato da un partito, quasi leninista a vocazione internazionalista, che impone politiche di austerity ad ogni singolo governo nazionale. È il partito di Wall Street e vive al vertice del sistema economico, rappresentando l’1% contro il 99% dei cittadini” così Pablo Iglesias Turriòn, nell’incipit della sua ultima opera “Democrazia anno zero” (ed. Alegre – a cura di Matteo Pucciarelli e Giacomo Russo Spena). È il manifesto politico del leader di Podemos, in libreria da Ottobre.

La prima stesura del testo risale al 2013. Podemos e “el coleta” (Iglesias, per via del codino) non erano conosciuti. C’era solo un abbozzo, una vaga idea di quello che sarebbe diventato un anno dopo. Ma Iglesias era già all’opera nel tentare di tracciare la strada del suo Podemos, il partito che nelle ultime elezioni europee ha superato l’8 per cento, ottenendo 5 seggi al Parlamento Europeo. Preso dal vortice degli avvenimenti che lo vedevano costantemente in primo piano sullo scenario europeo, con particolare presenza sui venti pro e contro di Siryza, fra picchi di popolarità e instabilità dopo l’Oki. Ma anche nel curare la campagna elettorale in Spagna, le lezioni all’Università, i programmi televisivi La Tuerka e Fort Apache.

Il libro, appena edito, era l’ultimo dei suoi pensieri e ne abbandona il progetto. Pablo, lo riprenderà solo nel 2015, ma “rileggendolo - scrive l’autore nel prologo - scopro che il suo significato è completamente cambiato. L’obiettivo iniziale era quello di diffondere le riflessioni politiche di un professore universitario e presentatore di due programmi televisivi. Ora quelle stesse riflessioni appartengono al portavoce di una forza politica che ha ottenuto 1,2 milioni alle elezioni europee. Ho l’impegno con l’editore e dovrò portarlo a termine, ma non sono a mio agio mettendomi a scrive quest’opera”. Il libro quindi, scrive l’autore, non risponde alle esigenze dell’attuale scenario politico, ma ha dalla sua la freschezza e la spontaneità di chi scrive senza necessariamente essere condizionato da responsabilità politiche, come quelle che ha attualmente il leader di Podemos. Questo è il valore e l’unicità del libro, che si diversifica in 4 capitoli. La Politica (pessimismo della ragione e ottimismo della volontà), La Storia (il futuro ha un cuore antico), La Crisi (l’economia è politica), il Regime (il potere e la casta). Una prefazione a spiegare “Perché dobbiamo lottare per la democrazia”.

Nella versione in italiano, a cura dei giornalisti Giacomo Russo Spena (Micromega) e Matteo Pucciarelli (La Repubblica), il saggio è precedeuto dall’intervista “La socialdemocrazia non esiste più”, al segretario della Fiom, Maurizio Landini, condotta dai due giornalisti italiani. Contenuti dell’intervista: affinità e differenze fra Podemos e la Coalizione Italiana, il cui leader è Landini. Modello Syriza e modello Podemos, quale il più rispondente alla costruzione di un pensiero critico in Italia. Si può comparare Podemos al Movimento 5 Stelle? Syriza e l’Europa, la sconfitta del 12 luglio.Landini si candiderà nel 2018 alla segreteria Cgil?

Il sindacalista, come al solito è un fiume in piena, sempre generoso nelle risposte a cui aggiunge sempre maggiori dettagli rispetto alle domande, e anticipa: “ Il libro mi è piaciuto, ragiona sullo stato di salute delle democrazie occidentali e consacra la morte della socialdemocrazia europea”.

Perché dobbiamo lottare per la Democrazia nell’anno zero della Democrazia

“La Democrazia è uno Stato in cui il popolo sovrano, guidato da leggi frutto della usa opera, agisce per conto proprio ogni volta che è possibile e tramite i suoi delegati, quando non può agire da solo” (Maximilien de Robespierre, Convenzione nazionale 7 febbraio 1794). Per gli Ateniesi di oltre 2000 anni fa, democrazia era il potere del popolo e il concetto superava qualsiasi altra forma di governo. Iglesias definisce la democrazia quel movimento in grado di togliere il potere al monarca per restituirlo al popolo che lo esercita personalmente o tramite i suoi rappresentanti. E ricorda come la Rivoluzione Francese restituì il potere al Terzo Stato. Da quella rivoluzione nacquero la destra, che difende chi ha privilegi, e la sinistra che difende la sovranità nazionale. Nascono in quel periodo le fondamenta della politica moderna basta sui concetti di uguaglianza, libertà e fratellanza.

La lotta per la democrazia è sempre stato un processo di socializzazione del potere e i liberali hanno sempre cercato di resistere all’avanzamento della socializzazione portata dalla democrazia. Le costituzioni liberali hanno sempre considerato la proprietà privata l’asse giuridico su cui orientare le relazioni tra politica ed economia. Per i liberali la libertà è permettere ai ricchi di esercitare il potere di coercizione sul resto della società, senza che ci sia alcun controllo.

“Limitare la democrazia al diritto di votare diversi partiti è inaccettabile. Il fatto che si possa votare è importante, ma non sufficiente. Per far sì che sia democrazia è necessario che la maggioranza detenga il potere (99%) e che spariscano i privilegi della minoranza (1%)”. Combattere per la democrazia, comunica Pablo attraverso il suo libro , vuol dire essere un supporto per contrastare chi vuole farci credere che un cambiamento non è possibile ed ha trasformato la democrazia in un significante vuoto.

La politica- “Il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà” (A.Gramsci)

Il confronto è fra Machiavelli che indica nel suo “Principe”, la politica come arte e tecnica dello Stato e Aristotele che associa la politica al buon governo e alla vita civile. Le due nozioni non si contraddicono, ma esprimono forme diverse di esercitare il potere . Dominante è la formula aristotelica nei discorsi politici. “Mai il principe riconoscerà in una conferenza stampa che è preferibile essere temuto che amato, che i governanti temuti rischiano meno di essere contestati rispetto a quelli che sono soltanto amati”. Nel libro l’autore offre la cassetta degli attrezzi per smascherare alcuni discorsi politici dominanti e cercare di costruire onestamente le basi di un discorso che non menta alle persone. E fa cenno alla frase di Antonio Gramsci “il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà”. Interpretanndo il pessimismo della ragione come “la coscienza che il potere nasce dalla canna del fucile”, nella misura in cui è l’ultima arma nel campo da gioco della politica . 

La politica, in ultima istanza, servirebbe solo a non far uccidere le persone fra loro. Quando si ottiene questo si può passare dal ring al tavolo degli scacchi (Ramon Cotarelo).

Gramsci sapeva che giocare a scacchi con l’avversario era l’unico mezzo e quindi “l’ottimismo della volontà”, pur non ignorando che per sconfiggere l’avversario era inevitabile passare dal ring e quindi “il pessimismo dell’intelligenza”. Così come è avvenuto con il fascismo italiano. E facendo cenni alle lotte per la liberazione in America Latina negli ultimi decenni. Governanti che hanno saputo giocare a scacchi con gli avversari, ma molti capi di governo progressisti latino americani sono stati dei guerriglieri. Come Dilma Roussef che ha partecipato alla guerriglia contro la dittatura in Brasile, Josè Mujica, ex presidente Uruguay, che ha partecipato alla guerriglia dei Tupamaros e Alvaro Garcia Linera, vicepresidente della Bolivia che ha militato nell’esercito Tupac Katari. Questi governanti non avranno ancora sconfitto il capitalismo ma hanno saputo attuare il pensiero gramsciano magnificamente, ovvero dal ring agli scacchi. Perché “power is power”.

Ancora moltissime riflessioni nel testo di Iglesias. Dal capitolo sulla storia,” il futuro ha un cuore antico”. Profonde le elucubrazioni e l’analisi sulla “Crisi- l’economia è politica” ove si tratta del partito di Wall Street. “È il partito in cui milita Angela Merkel, che controlla la BCE, la Commissione Europea e il FMI. È il partito che programma i piani di aggiustamento strutturale nei Paesi periferici e le politiche di austerity in quelli del sud Europa. È il partito che ha scritto il Trattato di Maastricht e il Patto di Stabilità. Ed è il partito che oggi gestisce le negoziazioni tra Europa e Usa per il TTIP (trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti)”, così Iglesias. L’ultimo capitolo lo riserva al “Regime - il potere e la casta”, in cui l’autore esamina alcuni elementi che evidenziano la crisi del regime politico spagnolo. La situazione dei maggiori partiti spagnoli, del Pp, del Psoe e della monarchia. Un velo di ottimismo a concludere il saggio del leader di Podemos. “Quello che penso è che la trasformazione della crisi economica in crisi politica ci stia facendo vivere un momento di transizione in cui abbiamo di fronte concrete possibilità per un cambiamento politico”.

Epilogo

Ed è nell’epilogo che il politico offre lo spunto di maggior riflessione ai lettori del suo saggio. Pablo Iglesias si augura che il suo libro sia una cassetta degli attrezzi per la prassi politica di coloro che lottano per una società degna. L’intento finale per il leader di Podemos non è solo il collocamento a sinistra più degli altri, ma che si possa e si torni ad essere interpreti e difensori della democrazia.

“Vincere le elezioni non vuol dire prendere il potere. Per questo la conquista della democrazia è un obiettivo a cui sono tenuti tutti coloro che vogliono un cambiamento e pretendono la dignità per tutti. Che non significa altro che far diventare guida dell’azione di governo l’effettiva attuazione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Pretendiamo che un Paese non debba inginocchiarsi di fronte agli speculatori stranieri. Che la società sia messa in condizione di fornire le basi militari minime che consentano la dignità e la felicità”.

Presentazione del libro “Democrazia anno zero” alla BiblioGramsci (circolo Prc - III municipio, Roma)

L’8 Novembre, ai numerosi eventi culturali realizzati presso la “BiblioGramsci” (inaugurata il 4 ottobre del 2014) si è aggiunta la presentazione del libro di Iglesias: “Democrazia anno zero”. Molti gli approfondimenti sui contenuti del saggio, forniti dal giornalista Giacomo Russo Spena. L’ intervento di Eleonora Forenza, europarlamentare Gue /Se, compagna della segreteria nazionale PRC, ha offerto ai compagni presenti la possibilità di porle domande sulla democrazia in Europa, dopo la vicenda greca, l’attacco alla Costituzione da parte del premier Renzi, sull’attuale posizione della Sinistra Europea verso le politiche neoliberiste e su Podemos in vista delle elezioni in Spagna.

L’intervento di Eleonora Forenza

“Credo che il terreno della Sinistra Europea sia per noi uno spazio fondamentale. Penso che quello che è mancato nella questione greca sia stata la mancanza dei movimenti di massa per organizzare a livello europeo il conflitto. Lo dico perché io mi sento politicamente orfana di quella che veniva definita la seconda potenza mondiale (movimenti “No-global”). Credo che questa sia la scommessa vera. Come riusciamo a ricostruire concretamente una dimensione europea della sinistra, politica dei movimenti e dei conflitti. Una delle cose su cui mi è capitato di interloquire con Landini è la totale inefficacia di una dimensione europea delle organizzazioni sindacali.

L’esperienza di Tsipras, non a caso, chiama immediatamente in causa Podemos. La prima campagna elettorale si chiude con l’intervento di Pablo Iglesias che parla di vento di cambiamento in Europa. Attualmente ho paura, anche attraverso l’ordine del discorso di Podemos, che, alla fine, Podemos stesso finisca per schiacciare il tema della trasformazione sul tema del governo. Credo che questo sia un rischio, alimentato anche dal populismo di sinistra di Podemos, molto ispirato alle esperienze latino-americane.

Secondo me Gramsci arriva a Podemos molto mediato, mediato dal filosofo argentino Ernesto Laclau. Secondo me, tra il concetto nazionale popolare di Gramsci che presuppone il progresso intellettuale di massa e il concetto di populismo, per quanto di sinistra, non c’è identità, né coincidenza. Io penso che Podemos abbia avuto un grande merito che sicuramente è quello di accettare la sfida di una lotta per l’egemonia, cambiare il senso di un mezzo passivizzante come la televisione, trasformarlo in un mezzo di attivazione sociale.

Credo, però, che Podemos abbia fatto una scelta sbagliata in occasione delle prossime elezioni, come quella di non costruire un’alleanza con Izquierda Unida, con la forza che fa parte della Sinistra Europea. Rischia alla fine di giocarsi una partita tutta sul terreno mediatico, rinunciando alla costruzione di un’alleanza politica, come quella che avrebbe potuto costruire con Izquierda Unida. Credo che ci siano degli elementi di ambiguità in Podemos, che non si definisce né di destra né di sinistra. Confesso la mia diffidenza per l’espressione populismo di sinistra che considero un ossimoro e credo che se molti dei contenuti programmatici sono esplicitamente di sinistra, io penso che invece sia un segno di subalternità accettare di non dichiararsi di sinistra, posizione che è il contrario della lotta per l’egemonia”.

Pablo Iglesias si è dimesso dalla sua carica di europarlamentare per poter partecipare alla campagna elettorale per le elezioni che si terranno il 20 dicembre. Corre con il suo Podemos , che negli ultimi giorni è oscurato dal partito di destra “Ciudadanos”, che secondo i sondaggi sta avendo la meglio, rispetto a Podemos, nel consenso popolare (Micromega, 12 novembre, Spagna: boom di Ciudadanos, la Podemos di centrodestra, articolo Giacomo Russo Spena e Luca Tancredi Barone). I venti sembrano contrari al raggiungimento dell’egemonia per Podemos, che avrebbe dovuto correggere il tiro del suo partito, accogliendo maggiormente l’idea della sinistra gramsciana e non quella inattuabile in Europa del Pueblo latino americano.

 

Scheda del libro 

Titolo :“Democrazia anno zero” il manifesto politico del leader di Podemos

Autore Pablo Iglesias Turriòn

Edizione italiana:a cura di Giacomo Russo Spena e Matteo Pucciarelli (con intervista a Maurizio Landini)

Ed : Alegre

14/11/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

Condividi

L'Autore

Alba Vastano

"La maggior parte dei sudditi crede di essere tale perché il re è il Re. Non si rende conto che in realtà è il re che è il Re, perché essi sono sudditi" (Karl Marx)


> Articoli con Pietro Antonuccio
> Articoli con Andrea Fioretti
> Articoli con Renzo Pesci
> Articoli con Roberto Villani


Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: