Il video di Bolsonaro: sta cadendo la maschera?

Il Presidente rappresenta la garanzia della prosecuzione dell'agenda neo liberale cominciata da Temer nel 2017 ed il punto di incontro costituzionale tra l'ala militare e quella ideologica.


Il video di Bolsonaro: sta cadendo la maschera?

Questa settimana è stato finalmente pubblicato, dopo l'autorizzazione del supremo tribunale federale, il video della riunione del 22 aprile, richiesto dall'ex ministro Sergio Moro come prova della tentata intromissione di Bolsonaro nella polizia federale, su cui abbiamo scritto nelle scorse settimane.

Il video integrale dura 2 ore, e offre numerosi spunti di riflessioni. Il tema della riunione era il piano di ricostruzione economica per il post-pandemia [1], presentato dal militare che lo aveva coordinato come una specie di piano Marshall brasiliano, con l'idea di integrare investimenti pubblici e privati. Su questo tema si crea subito una discussione con il ministro dell'economia, l'ultra liberista Guedes, che sostiene che il ritorno alla crescita potrà darsi solo con riforme strutturali e tagli alla spesa pubblica, a partire del congelamento per 2 anni degli stipendi dei dipendenti pubblici, passando poi per l'utilizzo di giovani con retribuzioni bassissime per lavori pubblici, per la privatizzazione della Banca del Brasile e infine per un piano di salvataggio delle grandi imprese, da lui considerato lucrativo, e di abbandono delle piccole, da lui ritenute non lucrative.

Il ministro dell'ambiente Salles, nell'intervento successivo, difendeva invece l'ipotesi di approfittare dell'attenzione mediatica concentrata sulla pandemia, per compiere una completa deregolamentazione ambientale, favorendo la devastazione in Amazzonia e più in generale togliendo i limiti alla deforestazione previsti dalla Costituzione brasiliana.

Il presidente Bolsonaro interviene più volte durante la riunione e dice cose di un'estrema gravità. Innanzitutto vorrebbe riaprire il prima possibile i negozi, attaccando frontalmente le pur blande misure adottate da alcuni governatori per contenere la pandemia, e difende l'ipotesi di appoggiarsi all'articolo 142 della Costituzione, che prevede la possibilità di richiedere un intervento militare, nel caso la crisi economica portasse ad un caos sociale. I toni usati sono estremamente aggressivi e volgari, e dimostrano la sua totale mancanza di senso istituzionale e di rispetto alla separazione dei poteri. Sostiene inoltre la sua possibilità di intromettersi in tutti i ministeri, se ciò è in grado di evitare che la sua famiglia, coinvolta in scandali sempre più numerosi, possa soffrire per le conseguenze delle sue azioni.

Di particolare rilevanza sono anche il suo appoggio esplicito al golpe del 1964, la sua idea di armare la popolazione per evitare di soffrire un golpe ai suoi danni e il suo attacco frontale agli organi di informazioni interni al governo, accusati di non fornirgli le informazioni di cui avrebbe bisogno.

Più in generale il clima che si respira è quello di un governo diviso, con ministri che sembrano in guerra tra loro e con un conflitto neanche troppo latente tra la cosiddetta ala ideologica, che vorrebbe forzare la strada per un golpe, e l'ala militare, sempre più in ascesa, che vorrebbe aumentare il suo potere ma mantenendo il tutto dentro la “legalità” costituzionale.

Tra gli interventi dei ministri dell'ala ideologica vanno sottolineati indubbiamente due di questi, quello della ministra della famiglia e quello del ministro dell'educazione. La prima ha ritenuto necessario far presente la necessità di difendere i “valori” della famiglia tradizionale, sostenendo la necessità di combattere contro parte dei componenti del ministero della salute, che sarebbe pieno di femministe anti-abortiste, e di difendere gli indigeni da un supposto piano di sterminio che sarebbe stato creato per poi far ricadere la colpa su Bolsonaro [2]. Il ministro dell’educazione, invece, ha affermato il suo disprezzo contro le minoranze etniche, già che per lui esiste un unico popolo brasiliano [3], privo di differenze, e ha affermato di essere processato ideologicamente per le sue posizioni pubbliche su temi come razzismo, omofobia ecc.

Questa cronaca serve per riflettere su quale peso questo video possa avere sulla tenuta del governo in carica. Da più parti, ad esempio, si ritiene che questo possa essere l'inizio di una crisi politica, che porterebbe a un processo di impeachment nel corso dei prossimi mesi e alla sostituzione di Bolsonaro con il suo vice Mourao, considerato come più responsabile. Viceversa l'ala bolsonarista più radicale trova in questo video uno strumento di rafforzamento delle proprie convinzioni e possibile elemento di campagna per la sua rielezione nel 2022; tale video infatti rappresenterebbe la conferma che Bolsonaro è differente, che non si lascia comandare da nessuno e che rappresenterebbe il cambiamento.

A nostro modesto parere si rischia di non cogliere il punto fondamentale. Bolsonaro in questo momento rappresenta la garanzia della prosecuzione dell'agenda neo liberale cominciata da Temer nel 2017 e proseguita dal suo ministro dell'economia Guedes, e il punto di incontro “costituzionale” tra l'ala militare e quella ideologica. Il processo di composizione di alleanze all'interno del Parlamento, con la distribuzione di incarichi ai partiti del blocco di centro, dovrebbe allontanare il rischio di un processo di impeachment, che oltretutto in un momento storico così singolare rischierebbe di aprire la strada ad un'instabilità politica estremamente pericolosa. Dunque al di là di quali possono essere i desiderata dell'opposizione democratica in Brasile non sarà certo questo video a far cadere Bolsonaro; semmai potrà essere utilizzato prossimamente come arma di ricatto nei suoi confronti oppure fungere come possibile prova del delitto, in un momento storico differente, in cui cambino le esigenze delle élite in Brasile, e Bolsonaro non rappresenti più una figura adeguata per i loro scopi.

Note:

[1] Fa riflettere il fatto che nessun piano era previsto per affrontare la crisi sanitaria, con evidente disappunto dell'allora ministro della sanità Teich, durato in carica meno di un mese per evidenti discordanze con Bolsonaro.
[2] Per concludere in bellezza ha poi sostenuto l'esigenza di arrestare i governatori, che avrebbero violato le libertà fondamentali con le misure di distanziamento sociale.
[3] Dimenticando totalmente 500 anni di Storia del Brasile e il processo di imbianchimento del popolo brasiliano, promosso a partire dal XIX secolo favorendo l'emigrazione di persone dell'Europa e in seguito dal Giappone.

31/05/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Matteo Bifone

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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