Interni

Si sono svolti nei giorni scorsi gli espropri che la franco-italiana Telt ha messo a segno per l’allargamento del cantiere in Val Clarea, a due passi dal borgo di Chiomonte, alta Val Susa.

La ripresa della lotta di classe dal basso verso l’alto facilita da sempre l’unificazione dei marxisti, ma nell’attesa va praticata una comune linea d’azione e la lotta contro i gruppi dirigenti autoreferenziali.

I caratteri fondamentali marcati dal governo Draghi sono soprattutto in politica estera, con una forte sottolineatura europeista e con il rafforzamento della collocazione atlantista; si sta costituendo un blocco sociale modernizzatore e reazionario, che può consolidarsi attraverso le riforme annunciate dal presidente del Consiglio.

Tutti i principali demagoghi e populisti che hanno caratterizzato la seconda repubblica italiana sono divenuti i più convinti sostenitori del governo tecnico di Mario Draghi, da Silvio Berlusconi a Matteo Renzi, da Beppe Grillo a Matteo Salvini.

La crisi aperta da Renzi e Italia Viva, con la soluzione dell’incarico a Draghi ha permesso il ritorno di esponenti della borghesia padronale rappresentata da Forza Italia e dalla Lega; Draghi ha costruito un esecutivo con un doppio livello, in cui le leve strategiche economiche e dell’innovazione e delle infrastrutture sono nelle mani di uomini fedeli a Draghi, mentre la gestione dell’esistente è affidato a ministri politici su cui si scaricheranno le tensioni tra le forze politiche. Non si tratta di ricostruire la “sinistra”, ma un progetto di transizione al socialismo con la costituzione di un fronte di lotta sociale e politico.

Il nuovo governo nasce attraverso un ulteriore scardinamento dello spirito democratico della Costituzione, in continuità con la deriva bonapartista e il commissariamento delle politiche economiche da parte dei poteri forti al fine di implementare, con una nuova controriforma dell’istruzione, la precarizzazione del lavoro.

Un governo al servizio degli interessi del grande capitale che metterà in atto un’aggressione violenta alle condizioni già critiche della classe lavoratrice. Una tecnocrazia al potere che sta ipotecando la sovranità popolare. Se non ora, quando unire le forze di tutta la sinistra di classe per organizzare un ampio fronte di opposizione?

Il confronto dell’attuale emergenza pandemica con la passata emergenza “morale” della vicenda Mani Pulite fa capire come, al di là della narrazione mistificata e nell’appiattimento acritico dello scenario politico anche di campo “progressista”, i governi tecnici rappresentano l’intervento diretto delle oligarchie finanziarie ed economiche per indirizzare a loro vantaggio, in momenti cruciali, le scelte economiche e sociali fondamentali del paese.

Biagio Agnes, figlio di un capotreno delle Ferrovie dello Stato, è stato giornalista, dirigente pubblico e dirigente d’azienda italiano. Nel 2002, per la precisione l’11 dicembre, è chiamato a deporre dinanzi alla Commissione parlamentare di inchiesta sull’affare Telekom-Serbia in qualità di presidente pro tempore di Stet. Il colloquio tra il presidente della Commissione e Agnes, segnalatomi dal compagno Angelo Ruggeri e disponibile online, è illuminante su chi sia il nostro futuro presidente del consiglio, il dott. Mario Draghi. Ne riporto le parti salienti.

Il mondo della finanza, ufficialmente al potere col governo Draghi, tenta di salvare il sistema capitalistico morente, in contraddizione con la distruzione del genere umano e del pianeta stesso che tale sistema implica strutturalmente.

Mario Draghi potrebbe essere l’uomo con il profilo e la reputazione per chiedere una sorta di “pieni poteri”, sottraendosi agli agguati e ai velenosi intrighi di “palazzo”: l’anticamera per la ristrutturazione in chiave presidenzialista del sistema democratico parlamentare. La situazione che si è creata ha tutte le caratteristiche della destabilizzazione del sistema politico-istituzionale, mentre è del tutto assente una sinistra di classe, strutturata in un blocco sociale alternativo, costituita in un fronte politico anticapitalista.

La costituzionalista Alessandra Algostino illustra una serie di perplessità sullo Stato di emergenza in cui ci troviamo e sul suo prolungamento, trasformando la sua eccezionalità in normalità.

L’avventurismo politico del leader di Italia Viva non si spiega solamente con motivi psicologici, ma con l’interesse a gestire le risorse proveniente dall’Unione Europea e toglierle dalle mani di Conte e del Movimento Cinque Stelle.

Da dove nasce il revisionismo storico e come si materializza la perdita della memoria collettiva a partire dalla lettura distorta del presente. Non liberarsi dal peso del passato ma riattualizzarlo dentro la odierna contraddizione tra capitale e lavoro.

A dominare incontrastato è ancora una volta il trasformismo, al punto che l’attuale classe dirigente di maggioranza e opposizione non appare nemmeno in grado di fare i reali interessi della classe dominante nel suo insieme.

Le vicende del governo si comprendono solo alla luce di un’analisi delle forze sociali in conflitto, data la ristrutturazione del quadro istituzionale che ha escluso i partiti espressione del proletariato. Premier e M5S si candidano a gestire gli interessi delle frazioni borghesi, utilizzando in chiave interclassista lo Stato.

Lo Stato imperialista ha la necessità di perpetrare se stesso, il blocco sociale e i rapporti di produzione su cui si fonda, i suoi apparati repressivi e le alleanze militari interimperialiste che garantiscono i profitti, i privilegi e il potere di una esigua minoranza di sfruttatori.

Alla base della concezione marxista dello Stato, vi è la constatazione che quest’ultimo, in una società divisa in classi, non possa essere un arbitro super partes che garantirebbe, al di sopra dei conflitti sociali, l’eguaglianza dinanzi alla legge, rappresentando l’intero popolo.

Le tensioni nella maggioranza di governo sono funzionali alla distribuzione dei 209 miliardi di euro del Recovery Plan che arriveranno nei prossimi mesi dall’Unione Europea sulla base del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Analisi critica della auto ri-candidatura di Giuseppe Sala a sindaco di Milano.

La gestione della pandemia e della crisi economica sta creando le condizioni di una convergenza tra esecutivo e centrodestra verso l’unità nazionale che rafforzerà gli interessi della borghesia nazionale.

Il quadro davvero desolante della gestione della pandemia nel nostro paese è dovuto all’aver applicato, nel modo più dogmatico, le catastrofiche dottrine liberiste che hanno messo in ginocchio quello che era stato fra i migliori sistemi sanitari pubblici in un paese capitalista.

Stiamo vivendo in una situazione assurda e drammatica, chiediamoci chi ci ha portato a questo punto.

Di fronte al rischio di finire sul lastrico a causa delle nuove chiusure ampi settori sociali si stanno mobilitando in tutta Italia, con esiti diversificati e situazioni differenti.

La classe politica che governa l’Italia è presa nella tenaglia, da cui non sa come uscire, fra la difesa del mercato e quella della salute dei cittadini. La demolizione del servizio sanitario pubblico dovuto alle politiche di contenimento della spesa negli ultimi decenni ha seriamente compromesso la capacità, pura e semplice, di curare i malati.

Quale è il vero significato del prolungamento dello stato di emergenza e dell’imposizione delle mascherine anche all’esterno? Misure severe quando nello stesso tempo si registrano indebolimenti dei controlli in altri ambiti.

Le ultime elezioni non fanno che rafforzare la torsione sempre più foscamente bonapartista della politica interna italiana, ulteriormente favorita dalla progressiva istituzionalizzazione della logica dell’emergenza.

Intervistiamo studentesse e studenti romani scesi in piazza venerdì 25 settembre per sapere cosa pensano della riapertura delle scuole nel pieno della pandemia da coronavirus

A poche ore dallo scrutinio, una riflessione sui risultati e sulle prospettive future. L’irrilevanza elettorale dei comunisti alle elezioni politiche non può essere occultata dietro a risultati incoraggianti registrati in qualche città. 15 Regioni su 20 sono amministrate dal centrodestra, le altre 5 dal centrosinistra dell’autonomia differenziata.
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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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