Diritto all’abitazione: esiste ancora?

Che il diritto all’abitazione sia tra quelli assolutamente fondamentali per un’esistenza libera e dignitosa dovrebbe ritenersi cosa certa. E in effetti lo sarebbe anche in base alle enunciazioni della nostra Costituzione: i suoi stessi artt. 2 e 3 restano svuotati di significato se non si garantisce a ciascuno di avere un’abitazione.


Diritto all’abitazione: esiste ancora?

Disconosciuto dalle istituzioni a tutti i livelli, il diritto all’abitazione è svuotato ancora di più nel contesto della crisi economica. I canoni di locazione restano ai livelli incontrollati del mercato privato, mentre crescono in modo esponenziale gli sfratti per morosità o per finita locazione. E lo stesso patrimonio residenziale pubblico è sempre meno accessibile. 

di Tiziana Uleri

Che il diritto all’abitazione sia tra quelli assolutamente fondamentali per un’esistenza libera e dignitosa dovrebbe ritenersi cosa certa. E in effetti lo sarebbe anche in base alle enunciazioni della nostra Costituzione: i suoi stessi artt. 2 e 3 restano svuotati di significato se non si garantisce a ciascuno di avere un’abitazione. Quale dignità può avere un essere umano, quale sviluppo della personalità si può garantire se non si ha una casa? E non è forse compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’uguaglianza? 

Anche su questo terreno, invece, si deve misurare l’enorme distanza tra le enunciazioni e la realtà. Governo e Parlamento, come anche gli amministratori locali, disconoscono la Costituzione e gli strumenti che questa appresta per risolvere la “questione casa”, tema centrale ed indifferibile che le istituzioni dovrebbero avere a cuore e risolvere, anche in base agli artt. 41 e 42 Cost. che prevedono la possibilità di limitare la proprietà privata per conseguirne la finalità sociale e renderla accessibile a tutti. Ciò che dovrebbe essere oggi più che mai urgente a causa della crisi mordente, delle continue perdite di lavoro, dell’impossibilità per i giovani di avere un reddito minimo garantito. 

Il Parlamento, per esempio, dovrebbe provvedere all’emanazione di una nuova legge che regolamenti le locazioni private, abrogando definitivamente la legge 431/1998 che ha sancito la possibilità per i proprietari di applicare il canone di locazione secondo le regole del “libero mercato” e ripristinando in qualche modo le norme della vecchia legge 392/1978 più nota come Legge dell’Equo Canone. 

Da qualche anno a questa parte, invece, tutte le istituzioni assistono in modo indifferente all’aumento degli sfratti per “morosità incolpevole”, in aumento addirittura esponenziale in tutte le città in cui è elevata la densità abitativa. I pochi correttivi adottati quest’anno con la possibilità di accedere ai fondi di sostegno sono insufficienti a garantire il numero delle richieste ed inoltre la normativa adottata presenta enormi lacune. Ad esempio, si prevede la morosità incolpevole per la perdita del lavoro, ma non si tiene in nessuna considerazione il fatto che un grande numero di persone lavora “in nero” così che non può documentare la perdita del lavoro quando avviene, ma diventa ugualmente incapace di affrontare le spese mensili per il canone di locazione. Sarebbe stato necessario, quindi, prevedere il sostegno alla morosità incolpevole per tutti coloro che non hanno un reddito pari almeno al doppio delle spese locatizie, a prescindere dalla perdita documentata o meno del lavoro o della cassa integrazione, quindi per tutti coloro che vivono di “precarietà economica” e che oggi non hanno alcuna possibilità di accedere a tali fondi. 

Anche sul fronte degli sfratti per finita locazione, si registrano realtà pesanti ed insostenibili. A breve scadrà la proroga per l’esecuzione degli sfratti per finita locazione in danno di persone o nuclei familiari definiti “fragili”, ovvero dove un componente è ultra sessantacinquenne, o minore o portatore di handicap con un tetto reddituale annuo prestabilito. Conseguentemente, in varie città a partire da Roma, nel mese di luglio e nei periodi a seguire accadrà che alle numerose famiglie che saranno sfrattate per morosità si aggiungeranno altre centinaia con lo sfratto per finita locazione, senza alcuna soluzione da parte delle istituzioni preposte. La richiesta avanzata dai Sindacati degli inquilini e da alcune formazioni politiche tra cui il PRC di ottenere che l’estromissione da un’abitazione avvenga nel momento in cui vi è la possibilità di ricollocare il nucleo familiare in altro alloggio è rimasta e rimane “lettera morta”. 

Non è diversa la questione se si considera la questione dell’abitare di natura pubblica, quella che riguarda le abitazioni di Edilizia Residenziale Popolare, più comunemente note come “case popolari”. Se da un lato è giusto che tutti coloro che sono inseriti nelle graduatorie comunali devono avere l’assegnazione di un alloggio, è altrettanto vero che l’operazione non può essere assolta estromettendo dagli alloggi i cosiddetti “abusivi”. Molto spesso, infatti, gli “abusivi” non sono altro che i familiari dell’assegnatario deceduto, che posseggono i requisiti per avere un alloggio popolare ma che avendo fatto ingresso nell’alloggio familiare senza autorizzazione da parte dell’Azienda che gestisce il patrimonio immobiliare pubblico, sono definiti occupanti senza titolo. E in quanto “abusivi” non possono neppure presentare la domanda per l’inserimento nelle graduatorie; quindi vengono estromessi in virtù di un provvedimento amministrativo, il “decreto di rilascio”, eseguito come abbiamo visto negli ultimi giorni con eccezionale dispiegamento di Forze dell’Ordine e con ciò che ne consegue laddove si frappone resistenza. 

In buona sostanza nel silenzio assordante delle istituzioni che da anni non hanno agito nella giusta direzione, il tema viene trattato solo come questione di ordine pubblico. Eppure il PRC nel programma elettorale alle ultime consultazioni amministrative aveva posto la questione in termini totalmente diversi, con parole d’ordine che oggi più che mai vanno rilanciate con forza: NO alle nuove costruzioni, requisizione degli immobili vuoti da anni, conversione del patrimonio pubblico in disuso (caserme, ecc.) in abitazioni. 

09/05/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Tiziana Uleri

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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