Se ritornasse la leva obbligatoria!

Il servizio militare obbligatorio è stato sospeso nel 2005 ma potrebbe essere riattivato. Un disegno di legge è stato presentato in parlamento dalla Lega. Le forze armate devono essere, invece, forze di pace ed è necessaria per i nuovi militari di leva una nuova indennità adeguata.


Se ritornasse la leva obbligatoria!

In Italia il servizio di leva militare è obbligatorio, ma le chiamate sono state sospese dal 1° gennaio 2005 per via della legge del 23 agosto 2004, n. 226, successivamente confluita nel Codice dell’Ordinamento Militare (COM). Questo codice, all'articolo 1929, prevede: 

“Il servizio di leva è ripristinato con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, se il personale volontario in servizio è insufficiente e non è possibile colmare le vacanze di organico, in funzione delle predisposizioni di mobilitazione, mediante il richiamo in servizio di personale militare volontario cessato dal servizio da non più di cinque anni, nei seguenti casi: se è deliberato lo stato di guerra ai sensi dell'articolo 78 della Costituzione; se una grave crisi internazionale nella quale l'Italia è coinvolta direttamente o in ragione della sua appartenenza ad un'organizzazione internazionale giustifica un aumento della consistenza numerica delle Forze armate. Al fine di colmare le vacanze di organico, non possono essere richiamati in servizio gli appartenenti alle Forze di polizia ad ordinamento civile ed al Corpo nazionale dei vigili del fuoco”.

Per la fase in corso ritmata da conflitti bellici anche ai confini dell’area Ue, come il conflitto tra Ucraina e Russia, la Lega ha presentato in parlamento un disegno di legge per l’istituzione di un servizio civile e militare obbligatorio per la durata di 6 mesi con finalità educative e sociali. Di questo provvedimento non è proprio condivisibile sia il periodo troppo breve, che non permette una formazione adeguata, sia la regionalizzazione, in quanto le forze armate debbono essere nazionali e non ha senso che siano formate e organizzate a livello regionale.

Il capo di Stato Maggiore italiano, Giuseppe Cavo Dragone, ha messo in evidenza la necessità di ripensare la riserva militare. Attualmente l’Italia dispone di circa 160.000 militari in servizio attivo, meno di Francia, Germania e Polonia ma più di Spagna e Grecia; tuttavia il numero è ritenuto insufficiente e andrebbe incrementato con un organico aggiuntivo tra le 40 e le 45mila unità. Il 6 marzo a Bruxelles, il Consiglio europeo dei Capi di Stato e di governo ha approvato ufficialmente il noto ReArm Europe, il piano per il riarmo europeo da 800 miliardi di euro finalizzato a potenziare la difesa comune europea. Sono risorse finanziarie che saranno sottratte alle spese sociali come sanità, scuola, trasporti. Questo riarmo è stato classificato come necessario per il rilancio dell’economia europea per la quale è previsto il concorso della cooperazione tra capitale pubblico e privato, che sono stati assimilati agli anni che precedettero la Prima guerra mondiale. Stiamo assistendo al progressivo rilancio di un’economia di guerra con una promozione silenziosa e raffinata anche di processi promozionali di cultura militare mirati verso i giovani. Per impedire che i ragazzi siano quotidianamente oggetto della propaganda militare è attivo l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. Questo organismo monitora e denuncia le attività di militarizzazione nelle scuole e nelle università.  

Nel nostro ordinamento giuridico la leva militare obbligatoria nonostante sia stata sospesa potrebbe essere ripristinata, anche se soltanto in casi eccezionali quali lo stato di guerra deliberato ai sensi dell’articolo 78 della Costituzione, il quale prevede che “le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari”, oppure con “l’insorgere di una grave crisi internazionale nella quale l’Italia sia stata coinvolta direttamente o in ragione della sua appartenenza ad un'organizzazione internazionale che ne giustifichi un aumento della consistenza numerica delle Forze armate”. Queste sono condizioni al momento pressoché quasi teoriche ma non tanto perché per la fase in corso ci sono molti conflitti bellici anche se brevi, come abbiamo recentemente visto tra Israele e Iran, che potrebbero sfociare in una guerra mondiale o quanto meno continentale e quindi il tema del potenziamento delle forze armate è un tema sul quale il governo e il parlamento potrebbero essere impegnati a legiferare anche a breve termine. Con questo articolo si intende offrire un punto di vista che delinei le prospettive negative che potrebbero realizzarsi. Quindi, per non farci trovare completamente spiazzati rispetto ai non improbabili processi di riattivazione della leva obbligatoria militare, si presentano alcune osservazioni con rilievi critici e con indicazioni su alcune tematiche. 

Premesso che per l’articolo 11 della Costituzione le forze armate sono corpi militari di pace in quanto “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. 

È chiaro che per come sono attualmente organizzate, le forze armate in Italia, essendo soltanto volontarie e professionali, si collocano alquanto al limite della Costituzione. È una interpretazione ordinaria che il governo italiano ha di fatto violato la Costituzione inviando armi all’Ucraina per il conflitto in corso con la Russia, anche perché non è stata per niente attiva a livello diplomatico per alleggerire e risolvere questo conflitto.  Peraltro siamo in una situazione di rilancio, come si è detto prima, di un riarmo gigantesco deciso dall’Ue e la leva obbligatoria potrebbe essere riattivata. Quindi, se dovesse essere ripristinata, alcuni principi dovrebbero essere considerati fondamentali. Eccoli:

i militari di leva dovranno percepire durante il servizio militare un’indennità, non a secondo dell'arma o del corpo di inquadramento oppure per le funzioni che svolgono, che deve essere mensile e soprattutto adeguata alle retribuzioni medie dei contratti collettivi nazionali di lavoro. Inoltre il  periodo del servizio prestato non potrà essere di pochi mesi, come se fosse un breve soggiorno, ma deve prevedere una fase di addestramento non meno di 6 mesi più 15-20 mesi di servizio attivo e l’intero periodo di leva dovrà continuare ad essere valido ai fini pensionistici;

i militari di leva dovranno risiedere in locali idonei con tutti i servizi senza coabitazione, la privacy di ognuno dovrà essere rispettata e non violata come condizione ordinaria; 

le selezioni per il servizio di leva oltre all’esclusione dei casi di inabilità, ritenuti tali a seguito di visite mediche, dovranno escludere coloro che stanno completando gli studi universitari, se lo richiederanno, e coloro che sono classificati come “sostegno di famiglia”;

coloro che svolgono il servizio militare dovranno mantenere l’assunzione nelle aziende dove lavoravano e se queste fossero dismesse lo Stato dovrà farsi carico di assicurare a loro un impiego che sia ordinario rispetto alla professionalità del militare di leva in congedo e al suo titolo di studio; 

la leva obbligatoria non può non interessare anche le donne, le quali debbono essere chiamate come gli uomini poiché non è adeguato escluderle, in quanto la fase in corso è basata sul raggiungimento della parità tra uomo e donna. La leva dovrà essere obbligatoria anche per loro, ma ovviamente si dovrà considerare che la donna ha caratteristiche diverse rispetto all’uomo. Dovrà essere considerato che ha  un suo ciclo mestruale, che è un processo fisiologico mensile che coinvolge la donna in età fertile, il verificarsi di una gravidanza dovrà essere presa in considerazione per l’interruzione del servizio di leva o a richiesta per un congedo;   

la formazione dei militari di leva non deve essere soltanto esplicitamente mirata alla conoscenza e all’uso delle armi e alla gestione degli impianti militari ma deve essere mirata alla conoscenza dei trattati internazionali nelle parti che riguardano i processi di pace. Le tematiche correnti delle controversie tra gli Stati, che bloccano i processi di pace e provocano guerre, dovranno essere materie di studio dei militari di leva.    

Questi sono i punti irrinunciabili per la riattivazione in Italia di un servizio militare obbligatorio, che prevedono una serie di articolazioni diverse rispetto a quelle esistenti prima della sospensione del 2005. Si tenga conto che il servizio militare obbligatorio ha  spesso in passato sottratto giovani alle famiglie di reddito medio-basso, privandole della manodopera da impiegare, ad esempio nei lavori agricoli più pesanti, e quindi del relativo reddito. In mancanza di uno Stato sociale adeguato, i figli provvedevano al sostentamento dei genitori anziani, i quali sono stati privati di tale reddito a causa proprio del servizio di leva che non era retribuito. Si tenga conto che nel 2005 l’indennità era di appena 3,24 euro ed era così da quando era stato introdotto l'ultimo aumento, prima della sospensione del servizio obbligatorio. Fino a quella data era ritenuta pressoché una forma di paga, ma lo era in linea teorica, e funzionava soltanto come incentivo per il servizio militare. Essa naturalmente variava con il grado e l'arma, prevedendo importi maggiori per ruoli specifici o per il servizio in determinate condizioni, come nei giorni festivi. Oggi non sono più accettabili queste condizioni retributive che presentano distanze enormi rispetto alle retribuzioni dei militari professionisti. Ad esempio in  Germania chi sceglierà di affrontare il servizio militare potrà contare su 2.300 euro netti, con vitto e alloggio gratuiti. Sarà questa l’indennità prevista della nuova riforma del servizio militare. Il nuovo disegno di legge dovrà essere approvato dal Bundestag ed è stato sottoscritto nel corso di un Consiglio dei ministri speciale, che si è tenuto eccezionalmente al ministero della Difesa. Nella stessa occasione è stato istituto anche il Consiglio di Sicurezza.

Nella fase in corso, il periodo del servizio militare non potrà continuare ad essere visto dai sostenitori dell’obiezione di coscienza con distacco anche se motivato. Si ricordi che il movimento degli obiettori si è sviluppato soprattutto a partire dagli anni settanta del XX secolo ed essi ritenevano che il servizio militare era un periodo di riduzione della libertà personale, spesso paragonato anche a una forma di reclusione. Ecco perché, come consente l’articolo 11 della Costituzione, bisogna affermare che, oltre alla conoscenza delle armi, la formazione dei militari di leva deve prevedere l’acquisizione degli elementi concreti per la pace. Essi dovranno avere una preparazione non solo a livello teorico ma anche con le attività possibilmente operative come servizio sociale, ma gestito dalle forze armate, in quanto sono loro che si troveranno nelle aree dei combattimenti. Sappiamo bene dalla storia che in Italia, negli anni a partire dal 1960, si sono verificati innumerevoli casi di obiettori di coscienza che hanno accumulato anni di prigione perché avevano protestato contro l’obbligatorietà del servizio militare. Questo, come è noto, ha permesso all’Italia nel 1972 di approvare una legge che ha riconosciuto l'obiezione di coscienza, come beneficio lo Stato ha dato all'obiettore l'esonero dal servizio militare per sostituirlo con un servizio civile. Questo dovrà essere sempre valido. Il passaggio ad un esercito di professionisti ha mostrato di risolvere queste problematiche ma, come è noto, a fronte di un aggravio della spesa militare per via delle maggiori retribuzioni dei militari professionisti.

Nello spirito della Costituzione non è previsto che l’Italia non debba essere dotata di forze armate ma queste debbono essere mirate verso l’interpretazione corrente della nostra Costituzione per rilanciare continuamente la pace nel mondo. L’assunzione di un obbligo di servizio e il professionismo degli addetti delle forze armate non devono prevalere. La formazione deve coinvolgere le giovani generazioni e le forze armate, formate dalle giovani generazioni, complessivamente debbono essere forze armate di popolo. Quindi la leva obbligatoria deve coinvolgere tutte le classi sociali, uomini e donne. L’articolazione delle forze armate dovrà essere decisa dal parlamento rispettando la Costituzione. I militari di leva, se ci saranno, non dovranno pagare prezzi sociali, come l’interruzione degli studi e delle attività lavorative, senza adeguate garanzie, indicate precedentemente.

In conclusione, teniamo in conto che gli Stati senza militari nel mondo, cioè quelli che non hanno nessuna forza armata sono appena 21; tuttavia Andorra ha accordi di difesa con la Francia e la SpagnaMonaco ha un accordo di difesa con la Francia, il Liechtenstein ha un accordo di difesa con la Svizzera, mentre l’Islanda, le isole Marshall, la Micronesia e Palau affidano la loro difesa agli Stati Uniti d’America; soltanto gli altri 14 stati sono pienamente autonomi e gestiscono la propria difesa senza alcuna forza armata. I Paesi senza forze armate sono quindi pochissimi nel mondo. L’Italia, al di là della sua posizione geografica ovvero una penisola in mezzo al Mediterraneo che può essere facilmente invasa come peraltro la nostra storia ci documenta, non può non avere una difesa propria e adeguata alla fase in corso. Le forze armate debbono però essere forze di pace. Esse dovranno sempre essere mirate a rilanciare continuamente la pace nel mondo.

05/09/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Felice di Maro

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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