Vi sono vari motivi di fondo che sostengono la piena razionalità di una scelta disarmista e pacifista. Vediamoli uno per uno.
In primo luogo è chiaro come la corsa agli armamenti da parte occidentale ne inneschi e provochi di analoghe presso i potenziali rivali del blocco occidentale in declino, quei nemici dei quali ha bisogno come dell’aria per respirare per legittimare il proprio potere anche e soprattutto all’interno delle proprie frontiere. Si viene così a porre in essere una spirale tendenzialmente infinita, tanto più che non è all’orizzonte nessun progetto serio di negoziato globale e viene anzi costantemente indebolito il ruolo delle Nazioni Unite, in totale contrasto, fra l’altro, con le nuove realtà di equilibrio multipolare determinate dall’ascesa della Cina e dei BRICS.
In secondo luogo la spinta al riarmo determina una maggiore insicurezza degli scenari regionali. Particolarmente evidente è tale situazione nel contesto dello spazio mediterraneo, coll’ascesa di protagonisti, soprattutto Israele, ma anche Turchia, Egitto, Qatar ed altri, che puntano apertamente sullo strumento militare, che Israele declina apertamente in senso genocida, ma che anche altri, come la Turchia, puntano ad utilizzare brutalmente per soffocare le aspirazioni dei popoli, soprattutto quello kurdo.
In terzo luogo il riarmo causa una maggiore subalternità, se possibile, del governo italiano, all’interno stesso del blocco occidentale, nei confronti dei padroni di sempre, Stati Uniti e Germania. Fenomeno tanto più intempestivo e pericoloso in un momento di crisi complessiva degli assetti politici ed istituzionali dati, sia della NATO, il cui futuro appare fortemente incerto, alla luce delle ubbie di Trump, che dell’Unione europea, anch’essa in forte difficoltà tra ascesa delle destre e velleità golpiste di Ursula von der Leyen.
In quarto luogo la necessità di reperire risorse crescenti da destinare agli armamenti impedisce la soddisfazione di interessi sociali primari, fragilizzando in modo tendenzialmente irreversibile la coesione nazionale. Tale situazione è chiaramente rivelata da vari indici significativi, tra i quali in particolare la diffusione della violenza in varie forme, dai femminicidi ai crimini gravi per futili motivi, mentre si registra la crescita della criminalità organizzata, in Italia ormai saldamente impiantata su tutto il territorio nazionale e dotata di forti connessioni con il potere politico e quello finanziario. Viene inoltre colpita e seriamente pregiudicata la capacità della società di rispondere alle sfide più importante, soprattutto sui terreni strategici dell’ambiente e della salute, proprio mentre si intensificano gli allarmi inascoltati sul cambiamento climatico e su nuove possibili devastanti pandemie.
In quinto luogo, la spinta verso la guerra si accompagna alla diffusione di un’insidiosa propaganda volta a minare le stesse basi culturali della convivenza. Tale ignobile campagna alterna strumenti culturali più raffinati, come le perorazioni a favore dello spirito guerriero lanciate da qualche bacucco alquanto rimbecillito, al rilancio del suprematismo occidentale ed europeo che resuscita il peggiore armamentario del colonialismo plurisecolare che ha accompagnato l’ascesa dell’Europa, all’aperto razzismo nei confronti dei migranti che accomuna le destre europee e statunitensi e il sionismo criminale, che a sua volta, mentre è intento a sterminare il popolo palestinese lancia la parola d’ordine della sacra alleanza a favore dell’Occidente.
In sesto luogo, anche a prescindere da tutte le considerazioni fin qui svolte, il riarmo alimenta la crescita del complesso militare-industriale che si traduce a sua volta in un fattore di corruzione e pervertimento della democrazia, cone capito molti anni fa dal generale Eisenhower. Basta scorrere gli elenchi di dirigenti e funzionari di Leonardo e simili che ospitano vecchi tromboni della politica così come i loro pargoli.
In sintesi il riarmo determina un netto peggioramento della vivibilità, sia immediata che a lungo termine, della nostra società e proietta un’ombra nefasta sul futuro, non solo rendendo possibile una conflagrazione bellica globale necessariamente nucleare ma anche nella quotidianità attuale. In particolare esso appare, per tutte le ragioni dette, in netto contrasto coll’esigenza di una difesa nazionale correttamente intesa, “sacro dovere del cittadino” ai sensi dell’art. 52 della Costituzione, da leggere insieme al “ripudio della guerra “ di cui all’art. 11 e nel senso che è sacro dovere del cittadino opporsi allo strapotere del complesso militare-industriale e alle Potenze che ne portano avanti le istanze per continuare ad esercitare il suo potere sull’Italia e sul mondo. Ecco perché esso il riarmo combattuto senza requie, a partire dalla manifestazione nazionale prevista per il 21 giugno.
Difesa nazionale: cosa vuol dire e come va intesa
Mentre le spese militari in tutto il mondo raggiungono livelli senza precedenti, prosegue a tamburo battente la campagna di terrorismo psicologico e mediatico volta a instillare nelle larghe masse la necessità urgente del riarmo in vista della guerra, a totale ed esclusivo beneficio del complesso militare-industriale. Si tratta di una campagna che va contrastata su tutti i piani, sottolineando che essa si appella a sentimenti irrazionali, primo fra tutti la paura che, come si sa, è pessima consigliera.
- di Fabio Marcelli
- 02/05/2025
- Interni

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