Esteri

Nel panorama politico sloveno, Levica rappresenta oggi la forza che coniuga la difesa dei diritti civili con un progetto di democrazia economica fondata sulla partecipazione dei lavoratori e una politica estera apertamente critica verso la NATO e l’Israele di Netanyahu, in rottura con i dogmi dell’euro-atlantismo dominante.

Dall’avanzata russa in Ucraina alle pressioni della NATO, fino alla militarizzazione di scuola e informazione: un’analisi delle nuove tensioni che spingono l’Europa verso il conflitto globale.

Con una partecipazione superiore all’80 per cento, gli ecuadoriani hanno respinto in blocco il pacchetto referendario del presidente di destra Daniel Noboa, dicendo No alle basi militari straniere, al taglio del finanziamento pubblico ai partiti, alla riduzione dell’Assemblea e alla convocazione di una nuova Costituente.

Nella nuova puntata dell’Osservatorio sul mondo che cambia, il professor Orazio Di Mauro offre una lettura serrata e senza filtri delle più delicate dinamiche geopolitiche in corso, partendo dal cuore del conflitto ucraino fino ad arrivare alle tensioni mediorientali e al riarmo europeo. L’analisi si apre sui negoziati tra Russia e Stati Uniti: l’Ucraina ha respinto la bozza di pace in 28 punti attribuita a Trump e sostenuta da Washington, proponendo invece un nuovo piano di 19 punti, più duro verso Mosca e con un esercito ampliato a 800.000 uomini. Una mossa che rivela, secondo Di Mauro, l’illusione persistente — in parte dell’Europa e di Kiev — di poter ancora vincere la guerra. Il professore si sofferma poi sulla lotta interna al potere ucraino: la figura del potentissimo Andriy Yermak, descritto come il personaggio più corrotto e influente del Paese, domina le scelte di Zelensky e innesca un braccio di ferro con la Nabu, l’agenzia anticorruzione. Una tensione che gli Stati Uniti faticano a gestire e che rischia di compromettere qualsiasi percorso negoziale. Sul terreno, la guerra racconta un’altra verità: Pokrovsk è caduta in mano russa, Mirnohrad è accerchiata, e i fronti di Siversk e Zaporižžja mostrano segni di collasso. Per Putin, l’obiettivo minimo resta il controllo totale del Donbass, anche a costo di proseguire la guerra con la forza. Di Mauro affronta anche la questione NATO, ricordando come gli Stati Uniti non vogliano l’ingresso di Kiev nell’Alleanza e come l’articolo 5 non garantisca una difesa automatica. Più inquietante ancora è il ripristino della leva volontaria in Europa, Italia compresa, che secondo il professore rivela la volontà occidentale di non accettare la sconfitta ucraina. Intanto la popolazione dell’Ucraina si è dimezzata, scendendo da oltre 40 a circa 20 milioni di abitanti. Lo scenario si sposta poi in Medio Oriente: Netanyahu ha lanciato un ultimatum al Libano, mirando allo scontro diretto con Hezbollah dopo l’evacuazione forzata di 60.000 israeliani dal nord del paese. Nonostante assassinii mirati e pressioni crescenti, Hezbollah non arretra. Sullo sfondo, gli Stati Uniti si trovano esposti al rischio di un allargamento del conflitto con l’Iran: Di Mauro ricorda il bombardamento del sito nucleare di Fordo durante la “guerra dei 12 giorni” e il presunto “ricatto nucleare” di Israele verso Washington. L’Iran, convinto di essere comunque nel mirino, ha rotto con l’AIEA e potrebbe accelerare i programmi militari. L’analisi tocca anche la Cisgiordania, schiacciata tra l’inerzia dell’ANP e la violenza crescente dei coloni, e il ruolo ambiguo della Giordania, mentre Di Mauro critica apertamente la leadership europea — da von der Leyen a Kallas — incapace di proporre alternative alla militarizzazione. Il quadro si chiude con il crollo dell’economia finlandese, simbolo di come le sanzioni e l’allineamento alla NATO stiano devastando un intero paese, prigioniero della retorica antirussa.

Le elezioni locali danesi del 18 novembre segnano una brusca battuta d’arresto per i socialdemocratici di Mette Frederiksen: Copenaghen passa a una coalizione di sinistra radicale guidata da Sisse Marie Welling, con l’Alleanza Rosso-Verde primo partito nella capitale.

Un’analisi dettagliata della bozza di pace americana: sovranità ucraina, concessioni russe, limiti militari, ritiro delle truppe, sanzioni, sicurezza europea e il futuro politico di Kiev, spiegati punto per punto dal professor Orazio Di Mauro.

La Russia passa dall’interventismo alla conservazione strategica in Medio Oriente, mantenendo influenza con costi minimi mentre concentra lo sforzo sul fronte europeo.

Mentre l’avanzata russa prosegue e Kiev affronta scandali e cedimenti sul fronte, Bruxelles spinge verso un’escalation che divide l’opinione pubblica e mette a rischio la stabilità del continente.

Le legislative anticipate del 29 ottobre nei Paesi Bassi segnano una battuta d’arresto per l’estrema destra di Geert Wilders, ma consegnano la vittoria a un centro-sinistra liberale ed euroatlantista. GL-PvdA arretra e cambia leader. Fuori dal “circo elettorale”, il Nuovo Partito Comunista richiama alla lotta di classe contro la guerra.

Gli Stati Uniti tornano a muovere le loro pedine in America Latina: il Venezuela diventa il nuovo terreno di scontro tra potenze, con Trump pronto a riaprire la partita del petrolio e dell’influenza nell’emisfero occidentale

Il ballottaggio presidenziale del 19 ottobre ha visto la vittoria di Rodrigo Paz, segnando la conclusione di quasi due decenni di governi del MAS. La sospensione della Bolivia dall’ALBA per la postura antibolivariana del presidente eletto apre uno scenario regionale inedito e conflittuale.

Fabio Marcelli ha illustrato i presupposti giuridici della denuncia al governo Meloni e Leonardo Spa per complicità in genocidio, ha parlato del "piano di pace" di Trump e del nuovo fronte di guerra in Venezuela

Le elezioni del 12 ottobre hanno registrato un’affluenza in crescita e la vittoria della destra, disegnando una nuova geografia segnata tuttavia da una presenza dell’estrema destra inferiore alle proprie ambizioni. La sinistra arretra, ma conserva le proprie roccaforti, riconquista comuni simbolici e rilancia una linea di lotta sociale e democratica contro il governo Montenegro.

La force de frappe francese e l’arsenale nucleare britannico, eredità della Guerra Fredda, si rivelano oggi gravemente insufficienti. La Francia dispone di circa 290 testate ma non tutte operative, e il Regno Unito di 225, dipendendo integralmente dagli USA. Nessuno dei due può garantire una protezione agli alleati europei. Di fronte alle oltre 5.500 testate russe e ai suoi sistemi ipersonici, le capacità franco-britanniche appaiono irrilevanti. Ne consegue che l’Europa resta priva di un’adeguata copertura nucleare autonoma e dipende totalmente dagli Stati Uniti.

Dall’Ucraina a Gaza, passando per le sanzioni di Trump e la divisione interna in Israele, Orazio Di Mauro spiega come la diplomazia mondiale vacilla mentre l’Europa, schiacciata tra riarmo e sudditanza agli Stati Uniti, chiude ad ogni prospettiva di pace.

Dopo la caduta del governo Bayrou e la nomina di Sébastien Lecornu, la Francia entra in una fase di sfilacciamento politico e sociale. La France Insoumise denuncia la “continuità nell’austerità”, mentre le piazze mostrano la profondità del dissenso e la fragilità dell’esecutivo.

Il professor Orazio Di Mauro analizza i nuovi equilibri globali: dal fragile piano di "pace" di Trump al riarmo europeo, dalla guerra in Ucraina alle basi americane nel Mediterraneo. Un viaggio tra diplomazia, propaganda e sudditanza politica che ridisegna il volto del mondo.

Le legislative del 3–4 ottobre hanno consegnato al partito ANO di Andrej Babiš una vittoria netta, su uno sfondo di affluenza record e fratture socio-territoriali profonde. Il risultato, letto in controluce, è un chiaro rifiuto dell’impostazione euroatlantista e militarista del governo Fiala.

Il professor Orazio Di Mauro analizza il piano di pace promosso da Trump e firmato in parte anche da Hamas, le tensioni tra Israele e Stati Uniti dopo i bombardamenti a Doha, la nuova alleanza difensiva tra Arabia Saudita e Pakistan e il ruolo dell’Italia nel riarmo di Tel Aviv.

Le elezioni in Moldova consegnano al PAS la maggioranza, tra accuse di manipolazioni e negazione del diritto di voto ai cittadini residenti in Russia. L’UE e la NATO spingono il paese sul “percorso ucraino”, mentre il Partito Comunista, all’interno del Blocco Patriottico, rivendica neutralità e sovranità.

Mentre l’Italia scende in piazza per Gaza e contro il riarmo, Israele continua la sua offensiva, gli USA minacciano l’Iran e guardano al Venezuela, e il multipolarismo apre scenari di conflitto globale.

Con il nostro esperto di imperialismo e del rapporto con la Jihad analizziamo i motivi che hanno portato i fondamentalisti al potere in Siria, la disomogeneità dell'asse della resistenza, le ragioni dell'aggressione all'Iran, le dinamiche del confronto scontro fra Usa e Russia e il tragico scenario della completa occupazione della Palestina

In vista delle elezioni legislative del 3-4 ottobre, il Partito Comunista di Boemia e Moravia e la coalizione Stačilo! affrontano un clima di repressione politica senza precedenti, segnato dai tentativi di mettere fuori legge il comunismo e di estromettere la lista dalle urne.

Dal massacro a Gaza e l’attacco ai civili della Flottiglia, fino alle trincee ucraine, ai calderoni russi e alle manovre navali al largo del Venezuela: l’Osservatorio racconta una guerra mondiale a pezzi che ridisegna gli equilibri.

L’articolo prende in esame l’incidente dei droni russi sconfinati in territorio polacco cercando di comprendere se siamo in presenza di una false flag oppure una reale minaccia provocatoria da parte russa

Dopo il rifiuto della fiducia al governo Bayrou e la nomina di Sébastien Lecornu a capo dell’esecutivo, la Francia entra in una fase di scontro profondo. La sinistra accusa Macron di aver scelto la continuità dell’austerità, mentre la grande manifestazione del 18 settembre ha mostrato una pressione popolare senza precedenti

Le elezioni legislative dell’8 settembre in Norvegia hanno confermato il Partito Laburista alla guida del governo, seppur in condizioni di minoranza. Al tempo stesso, il partito di sinistra Rødt consolida la propria presenza parlamentare, portando avanti una linea critica verso il neoliberismo e una ferma condanna di Israele.

Con l'economista, sociologo e ricercatore dell'Istat cerchiamo di comprendere i motivi del massiccio riarmo tedesco e le dinamiche geopolitiche che innesca. Videointervista a cura di Renato Caputo per "La città futura".

Nella videointervista al giornalista italo palestinese cerchiamo di comprendere le dinamiche della pulizia etnica di contro all'eroica resistenza dei palestinesi e alla mobilitazione che si sta sviluppando a livello internazionale.

In un momento di forti tensioni regionali e di difficoltà economiche interne, il Partito Tagammu propone una lettura della politica che unisce difesa dello Stato, lotta ai monopoli e solidarietà alla causa palestinese — puntando su un’opposizione che si dichiara «parte» dell’apparato nazionale.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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