C'è bisogno della lista per la pace promossa da Santoro e La Valle?

Fin troppe micce si sono accese che potrebbero divampare nella terza guerra mondiale. L'emersione di una “lista per la pace” in un momento storico come questo è un segnale importante per dare voce a quella  maggioranza della popolazione italiana che non vuole l’invio delle armi destinate ai paesi belligeranti.


C'è bisogno della lista per la pace promossa da Santoro e La Valle?

Lo scorso 30 settembre, al teatro Ghione a Roma, è stato avviato il percorso per portare la “lista per la pace, la terra e la dignità” promossa da Michele Santoro e Raniero La Valle a presentarsi alle prossime elezioni europee che si terranno a giugno del prossimo anno. Nel corso dell'iniziativa i partecipanti hanno sostenuto la necessità di tentare una difficile raccolta delle firme per poter accedere alla competizione elettorale e veder comparire il proprio simbolo nella scheda. Si sono succeduti molti interventi fra cui quello di Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista e Luigi De Magistris promotore della lista Unione Popolare.  Col suo intervento il promotore della lista Michele Santoro, ex conduttore televisivo e noto giornalista, allo scopo di allargare ulteriormente le possibilità di partecipazione al progetto, ha interloquito con Massimo Cacciari, filosofo ed ex Sindaco di Venezia, paventando la necessità di invitare alla partecipazione altri intellettuali, esponenti televisivi, sinceri democratici che condividano la necessità di rompere il silenzio mediatico sulla guerra imperialista che si sta sviluppando in Ucraina e messa a tacere per esigenze elettoralistiche. Inoltre è utile ricordare che lo scoglio da superare resta quello dello sbarramento antidemocratico al 4% sul quale purtroppo già in passato si sono infranti altri tentativi politici similari, e anche questa volta il percorso appare del tutto in salita, soprattutto alla luce del fatto che, ora come in passato, l’iniziativa politica nasce "dall'alto" e non da un movimento di lungo corso diretto dal basso. 

Cionondimeno riteniamo che, per uscire dal settarismo e dalla marginalità politica in cui i comunisti, di fatto, risultano attualmente relegati, bisogna necessariamente cogliere favorevolmente lo sviluppo positivo di questa generalizzata coscienza antimilitarista e pacifista diffusa nell'opinione pubblica per quanto non certo priva di ombre e contraddizioni, tanto più alla luce della drammatica estensione del fronte di guerra con la terrificante rappresaglia intrapresa in questi giorni da Israele nella striscia di Gaza. 

In questo quadro, ogni occasione dovesse emergere che sia utile per sedimentare tali positivi sentimenti antimperialisti, va a nostro avviso colta e sviluppata pur nelle sue eventuali contraddizioni, dinanzi alle quali i comunisti devono sapersi porre con una prassi basata sull’unità d’azione che miri all’unità dei comunisti e per un altro verso a misurare la propria capacità di egemonia in particolare sui punti programmatici maggiormente critici che sono emersi, come ad esempio il ruolo dell’Unione Europea in primis.  

Va infatti ricordato che, come noto, nell'attuale scenario politico italiano fortissimamente permeato dalla propaganda militarista che non ammette contraddittorio, soltanto le liste dei padroni risultano godere di incentivi realizzati con il profitto dei capitali privati, soltanto le liste dei padroni ottengono l'agibilità politica e la copertura mediatica ed in un tale contesto risulta del tutto comprensibile capire il motivo dell'arretratezza di alcune posizioni emerse nell'ambito della lista per la pace, rimanendo compito dei comunisti quello di "sporcarsi le mani" per riuscire a direzionare nel senso più rivoluzionario possibile quanto di potenzialmente buono dovesse emergere anche nelle fila della c.d. società civile di sinistra. 

I prossimi appuntamenti lanciati in Lombardia e Sicilia determineranno il quadro delle possibilità di questa lista rispetto alla capacità di intercettare, almeno parzialmente, un sentimento pacifista di massa. 

 

12/11/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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